Giuseppe “Bepi” Ruzza è stato rieletto presidente del Comitato Regionale Veneto della LND (Lega Nazionale Dilettanti). Il suo avversario, Seno, si è ritirato in malo modo accusando tutto il sistema di aver messo fretta alle elezioni senza badare all’emergenza covid invece di rinviarle. Forse era possibile ma Ruzza ha dimostrato che la sua squadra era già pronta ad operare. Adesso lo aspetta un compito non facile. Rimettere i motori al calcio dilettanti. Tenendo conto che sono fermi da troppo tempo. E il Veneto è una delle prime tre regioni in Italia per numero di società dilettantistiche di calcio.
Ruzza, cosa promette per il calcio dilettanti?
“Posso solamente promettere la ripresa dell’attività (almeno gli allenamenti di squadra) e la riapertura degli impianti sportivi. Solo così si potrà far tornare un minimo di entusiasmo dopo l’apatia e la disaffezione che ci hanno accompagnato in questo ultimo terribile momento. Credo sia necessario, per tutti, riflettere sui danni che la chiusura dell’attività sportiva – così come la chiusura della scuola – sta creando in tanti giovani. Non so sino a quando si potrà continuare. Oltretutto le nostre società hanno investito molto sulla formazione propedeutica al rispetto delle normative anticovid con relativi protocolli e linee guida. Hanno investito per la sanitizzazione e per assicurare ogni adempimento utile diventando così una vera barriera contro questo maledetto virus che comunque sembra non volersene andare”.
Quali sono i numeri di una regione che ha tanti iscritti nel campionato dilettanti?
“Dopo la passata stagione sportiva si temeva un abbandono naturale, sia di società che tesserati. Per fortuna non è stato così. Poche squadre non si sono iscritte e non solo per la crisi dell’ultimo periodo. Il Veneto resta saldamente il secondo Comitato d’Italia, dopo la Lombardia, sia come numero di società (calcio a 11 maschile e femminile, calcio a 5 maschile e femminile, settore giovanile) che sono circa 900 sia come numero di tesserati. 70.000 circa per il Settore Giovanile, 34.000 per la Lega Dilettanti. Ai quali bisogna aggiungere i tecnici e i dirigenti”.
Ruzza, lei è al suo terzo mandato, si è assunto un incarico pesante: senza ristori per i dilettanti come si può andare avanti?
“Sono orgoglioso di essere stato confermato per il terzo mandato. Perché sono innamorato di questo mondo, perché penso che le società abbiano compreso il mio impegno, assoluto, quotidiano, ed abbiano premiato la conoscenza e la certezza degli adempimenti soprattutto in un momento così difficile. Sarà sicuramente un incarico pesante ma che sapremo superare al meglio. Con il confronto che dovrà essere sempre dialettico e costruttivo. Personalmente non sopporto, nemmeno fisicamente, le cose gridate. Mi danno fastidio anche se oggi è uso che più si grida più si ottiene. Non sono così. Amo ascoltare e mi piace imparare mettendomi sempre in discussione. Ricordo solo che i ristori ci sono stati. La LND e il CRV hanno riconosciuto rimborsi alle società pari a 1.061.511 euro. A me sembra un intervento importante. Senza considerare poi i rimborsi per i tesseramenti del SGS. Non sono sufficienti? Faremo il possibile per sdoganare ogni somma accantonata per ristorarla alle società. Perché ne hanno bisogno”.
Cosa pensa del suo avversario che poi alla fine si è ritirato?
“Chi è stato attento avrà notato che non ho mai (ripeto, mai) polemizzato con il mio presunto – visto che sono stato candidato unico – avversario. Devo dire che è stata dura non replicare a cose non vere. Io credo che non ci si può candidare a Presidente del secondo Comitato d’Italia per un desiderio personale, all’ultimo momento. In un periodo così drammatico serve avere la certezza di essere supportati da una squadra vera, completa, coesa. Serve conoscere determinati meccanismi per cercare di riprendere con immediatezza o almeno appena sarà possibile, senza perdere tempo”.
Sono nati tanti gruppi di dilettanti che si sono rivolti a lei. Un gran gesto di fiducia?
“I gruppi, le chat, sono momenti di confronto vero se rimangono nell’alveo della correttezza e della proposizione costruttiva. Noi abbiamo sempre ascoltato e risposto per il tramite dei canali ufficiali. Questi confronti ci hanno insegnato, ancora una volta, che non ci dovrà mai essere una persona sola a decidere. Occorre un lavoro sinergico. Noi abbiamo la fortuna di avere una struttura capillare, diffusa nel territorio. E abbiamo l’occasione di implementarla con l’Organo della Consulta dove chiameremo a collaborare, come veri sensori del territorio, dirigenti preparati e lungimiranti. Ad essere sincero a volte ho avuto dubbi sul fatto che fossero una manifestazione di fiducia, ma mi sbagliavo”.
Ruzza, come si affronta un campionato in piena pandemia?
“E’ una domanda difficile, alla quale probabilmente non riuscirò a rispondere in modo esaustivo. Il campionato, se si riprenderà, dovrà essere affrontato con la consapevolezza che le regole stabilite in precedenza forzatamente dovranno essere cambiate in itinere e che dovranno meticolosamente essere messe in atto tutte quelle accortezze idonee al rispetto dei protocolli stabiliti a salvaguardia della salute di tutti. Su questo non si può, nel modo più assoluto, scherzare. E’ una situazione che crea danno a tutti. Ai giocatori, ai tecnici, ai dirigenti, alle società, agli arbitri, al Comitato. E Tutti, assieme perché amanti del nostro mondo, dobbiamo adoperarci per iniziare a regalare la speranza di poter riaprire i nostri impianti sportivi. Per poter tornare a gioire, soffrire e anche ad arrabbiarci”.
Quali sono i suoi progetti per quest’anno?
“I progetti mi pare siano già elencati su quanto sopra riportato. La speranza è di poter tornare a giocare, magari in modo parziale, ma tornare. Io stesso ho voglia di sentire l’odore dell’erba. Questo virus ci sta togliendo tanto, troppo. Ma gli amanti dello sport dilettantistico e giovanile sono persone dure da sopraffare. “Duri i banchi” si dice a Venezia”.