L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato un documento in data 11/01/2021 riguardante l’audizione presso la VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati e la VI Commissione Finanze e tesoro del Senato della Repubblica sulla riforma dell’IRPEF. E su altri aspetti del sistema tributario che potete trovare a questo link https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/232968/Audizione+ADE+11+gennaio+2020.pdf/e08b14c7-c8de-47f4-cb41-2ea379e01e47.
Il primo problema sull’Irpef
Uno dei problemi legati all’IRPEF riguarda proprio il moltiplicarsi di disposizioni normative che disciplinano le imposte sui redditi, ma che non sono contenute nel TUIR. Come ad esempio, le norme concernenti le detrazioni per ristrutturazione/riqualificazione energetica, la cedolare secca sugli affitti. O le locazioni brevi, la tassazione dei redditi di capitale, le addizionali comunali, provinciali e regionali. Quindi i crediti di imposta commissioni POS. E, più in generale, a tutte le agevolazioni inserite in testi normativi che si aggiungono, in quanto norme speciali o comunque complementari, al TUIR.
Lo stesso tentativo di riordino potrebbe essere realizzato, più genericamente, per le tax expenditures. Spesso introdotte come misure temporanee, ma poi, per effetto dei continui rinnovi o proroghe, trasformatesi in misure permanenti. La revisione delle spese fiscali costituisce uno dei passaggi ineludibili di ogni riforma fiscale. È essenziale che le forme di tax expenditures siano razionalizzate. Per concentrare le risorse sugli strumenti non solo più efficaci, ma anche di un’efficacia passibile di valutazione ex post.
A tal fine si potrebbe ipotizzare una revisione o comunque un riordino delle detrazioni d’imposta e delle deduzioni dal reddito complessivo. Anche per rendere possibile la totale gestione di tali agevolazioni nella dichiarazione precompilata.
Possibilità di reddito minimo per l’Irpef
Per far fronte alle esigenze di semplificazione e trasparenza nel calcolo dell’IRPEF, in luogo delle detrazioni per tipo di lavoro e componenti familiari decrescenti al crescere del reddito, dell’ulteriore detrazione fiscale per redditi di lavoro dipendente e assimilati e degli assegni familiari, potrebbe essere riconosciuto a tutte le famiglie un reddito minimo esente. Variabile in base alla composizione della famiglia, sul modello dell’IRPEF spagnola.
Ad oggi
Allo stato tale proposta dovrebbe coordinarsi con la progettata introduzione di un assegno unico per i figli. Esso dovrebbe orientativamente essere ragguagliato al reddito minimo di sussistenza. Rispondendo così all’esigenza di esentare, per tutti i contribuenti, quella parte di reddito necessaria a far fronte alle spese basilari.
La progressività sarebbe garantita esclusivamente da aliquote e scaglioni. Di cui potrebbe essere conseguentemente necessaria una maggiore articolazione. Al duplice scopo di contenere il costo della riforma e di compensare, almeno in parte, il vantaggio riconosciuto anche ai possessori di redditi elevati. In cambio, se ne dovrebbe avere un andamento più regolare e quindi trasparente.
Tale soluzione per l’Irpef potrebbe avere due sviluppi:
? da un lato, il reddito minimo esente potrebbe essere incrementato dall’importo di alcune spese particolarmente rilevanti sotto forma di deduzione dal reddito imponibile. Operata a partire dallo scaglione d’imposta più basso per evitare che la deduzione avvantaggi i redditi più alti;
? dall’altro, il reddito minimo esente potrebbe aprire la strada all’introduzione di un’imposta negativa analoga all’earned income tax credit del sistema USA. Essa sarebbe rivolta a soggetti attivi ma titolari di redditi modesti. E, quindi, potrebbe essere complementare ad altre forme di sostegno per soggetti privi di reddito.
Prima la riduzione dell’evasione fiscale
Ciò richiederebbe una decisa riduzione dell’evasione fiscale. Una specifica disciplina per i casi di splitting (suddivisione del reddito tra più soggetti, come imprese di famiglia e società a base familiare). E una base imponibile il più possibile omnicomprensiva. A quest’ultimo riguardo, si potrebbe considerare la possibilità di includere nella base imponibile IRPEF anche i redditi da investimento, mobiliare e immobiliare.
Un rischio per l’Irpef
La sua adozione in forma parziale, come quella già avvenuta con il regime forfettario finisce con il segmentare ancora di più l’IRPEF fra diverse forme sostitutive di prelievo per tipo di reddito. In tali vesti essa rischia di non contribuire al necessario riordino dell’IRPEF. Oltre all’ulteriore rischio di violare il principio economico di equità orizzontale e quello costituzionale di eguaglianza.
Sulla questione della progressività si dovrebbe tener presente che, stanti le disposizioni costituzionali, tale caratteristica non deve soltanto sussistere in termini semplicemente qualitativi. Ma deve anche avere anche un suo quantum di dimensioni tali da improntare di sé tutto il sistema tributario.
Sistema ad aliquota continua
E’ un sistema ispirato al meccanismo applicato in Germania. E prevede che l’imposta lorda sia calcolata per ogni livello di reddito in base a una formula matematica.
In particolare, la proposta si basa:
? non su diverse aliquote d’imposta applicabili ai diversi scaglioni di reddito, come nell’attuale sistema;
? ma su un algoritmo – che calcola una serie continua di aliquote che garantiscono la progressività dell’imposta, senza scalini o salti di aliquota – che si applica sull’ammontare della base imponibile non suddivisa per scaglioni (come avviene nell’attuale IRPEF). E permette di conoscere subito la aliquota applicabile al caso concreto e l’imposta da versare.
Irpef: tassazione per cassa
Per le imprese sarebbe opportuno vagliare la possibilità di consentire l’immediata deducibilità degli investimenti, in luogo di quella rateizzata mediante gli ammortamenti. Sarebbe questo il secondo passo, verso l’adozione di un sistema di tassazione per cassa. Dopo la legge di bilancio per il 2017, che ha introdotto, per le imprese minori, un regime “misto” di cassa e competenza.
Tale processo potrebbe continuare, risalendo gradualmente la scala dimensionale d’impresa. Alcuni operatori con strutture di impresa elementari potrebbero vedere convergere le basi imponibili IVA e IRPEF. Con la cancellazione anche delle restanti poste calcolate per competenza e l’introduzione di un meccanismo che segnali automaticamente pagamento e incasso delle fatture. Un adeguato sfruttamento dei dati derivanti da altri adempimenti (ad esempio, quelli di sostituto d’imposta per il costo del lavoro) o di altre banche dati (ad esempio, per gli interessi bancari passivi) potrebbe consentire di saldare le due basi anche per operatori con strutture più articolate.
Riscossione coattiva
Per quanto riguarda la Riscossione coattiva è necessaria una profonda revisione con riferimento:
1) all’attuale consistenza del “magazzino” della riscossione. Che contiene cartelle di pagamento riferite a ruoli affidati dagli enti ceditori dal 2000 al 2020;
2) determinazione dell’aggio;
3) alla determinazione degli interessi dovuti dai cittadini e dalle imprese nel caso di tardività nel pagamento dei debiti verso la Pubblica Amministrazione;
4) disciplina attuale delle diverse forme di rateizzazione.