Prosegue il campionato della De’Longhi Treviso, protagonista, nonostante le tante difficoltà causate dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, di un avvio davvero convincente che vede la squadra di Menetti in evidenza. Merito, soprattutto, di un coach ben preparato e abituato a stare in panchina e a gestire le pressioni del mestiere sin da giovanissimo. Una delle sue prime esperienze lo ha visto infatti a soli ventiquattro anni, nel 1997, a Reggio Emilia, come vice allenatore del suo maestro Dado Lombardi, insieme al quale ha scritto pagine importanti della storia del club biancorosso. Nel 2011 è poi diventato l’allenatore della squadra emiliana, portandola al suo apice con le vittorie dell’EuroChallenge e della Supercoppa italiana e le due finali scudetto prima conto Sassari e poi con Milano. Quest’anno è alla sua terza stagione a Treviso.
Menetti, la stagione è iniziata, è soddisfatto di questa partenza?
“Siamo abbastanza soddisfatti in termini di punti ed identità di squadra, sappiamo altresì che la squadra deve migliorare molto e che il campionato sarà durissimo fino alla fine”.
Come cambia lavorare ed allenare ai tempi del Covid?
“Ci stiamo abituando a un nuovo mondo in termini di routine ed emotività, sia per quanto riguarda le partite che gli allenamenti. Credo che tutti abbiano cambiato abitudini in questo 2020 e noi non siamo da meno. Difficile dire quello che succederà anche domani. Stiamo portando avanti faticosamente il campionato e club, staff e giocatori stanno facendo del loro meglio. D’altronde è chiaro che in un’annata del genere i valori possano saltare per aria di settimana in settimana. Sarà opportuno ragionare su quello che è successo, e sta succedendo, per salvaguardare il futuro di tutti”.
Menetti, trova delle analogie tra Reggio e Treviso in due giocatori esperti e condottieri come Logan e Kaukenas?
“Sì, non poche. Innanzitutto la loro passione per il gioco, poi la professionalità e la disponibilità a mettersi a disposizione di tutti. Sono due giocatori con caratteri opposti che però, nel loro ruolo di giocatore veterano e guida per i più giovani, si somigliano sotto tanti aspetti. Averli in squadra per un allenatore è un privilegio”.
Qual è stata l’esperienza, tra le sue primissime, che l’ha segnata maggiormente?
“Sicuramente quella al fianco di Dado Lombardi a Reggio Emilia. Un personaggio istrionico, viscerale e spesso eccessivo ma speciale dentro e fuori dal campo. Talmente geniale che se allenasse in questo periodo, con le partite a porte chiuse, troverebbe un modo efficace per far volgere a suo favore anche una situazione del genere”.