Goldrake compie 45 anni. Era il 5 ottobre del 1975 quando l’Ufo Robot nato dalla matita del mitico creatore di manga Go Nagai faceva la sua comparsa sugli schermi televisivi giapponesi con il nome di Grendizer, prodotto dalla Toei Animation. In Italia arriverà solo 3 anni più tardi, il 4 aprile del ’78, in onda su Rai2, diventando nel giro di poco tempo un vero e proprio fenomeno di culto, anche grazie allo straordinario doppiaggio dei personaggi, in particolare di Romano Malaspina che diede voce al protagonista, Actarus, il principe alieno pilota di Goldrake. E che, a sua volta, compie 81 anni.
Actarus e Romano Malaspina
La prima puntata racconta dell’incontro tra Actarus, fuggito dalla stella Fleet e dal suo pianeta, distrutto dalla flotta malvagia del Re Vega, e Koji Kabuto, in Italia chiamato Alcor, già pilota del robot Mazinga Z.
Per 74 episodi, Actarus e Goldrake con Alcor/Koji, Venusia e Maria, Rigel, Mizar e il dottor Procton divennero compagni quotidiani di un’intera generazione, fino alla disfatta della flotta di Vega e dei suoi luogotenenti Gandal e Hydargos. Sebbene Goldrake, dopo Mazinga Z e il Grande Mazinga fosse il terzo robot della serie dei Mecha giapponesi, fu, infatti, il primo ad arrivare in Italia, decretando un successo che, in parte, continua ancora oggi. Con l’inconfondibile voce di Romano.
L’intervista a Romano Malaspina
- Quando ha iniziato la sua attività di doppiatore?
Ho iniziato a fare il doppiatore nel 1966. - Ci racconti qualcosa di lei.
Sono nato a Venaria Reale (TO), ho vissuto gli anni dell’infanzia a Siena, dove ho frequentato il “Piccolo Teatro” diretto dalla Baronessa Sergardi. Mi sono poi classificato primo al test d’ammissione per l’Accademia di Silvio D’Amico a Roma, che ho frequentato per tutti e tre gli anni e in cui mi sono diplomato a pieni voti nel 1965. Nei tre anni di corso, durante l’estate, ho partecipato a vari spettacoli e letture col maestro d’Accademia Orazio Costa.
Appena diplomato ho fatto parte per l’intera stagione della nascente compagnia detta “Teatro Romeo”; sempre col suddetto maestro, il quale aveva una sentita componente religiosa.
Devo confessare di adorare il teatro, purtroppo negli anni 1960/70 il teatro era molto politicizzato e se non eri di sinistra… non ti facevano fare nulla, come anche nel cinema del resto, quindi ho ripiegato nel doppiaggio, anche se sento che se avessi fatto più teatro avrei potuto dare di più.
- Romano, qual è stato il suo primo lavoro?
Ad essere onesti non ricordo il mio primo doppiaggio: ricordo di aver iniziato con piccole battute, facendo per un po’ il brusio di fondo, per poi passare ai personaggi principali. - Secondo lei è necessario ritrasmettere vecchie glorie di tutti i generi (animazione, telefilm, film) con nuovi doppiaggi?
Sono assolutamente contrario, anche perché così si manca di rispetto al lavoro fatto da altri colleghi in precedenza. Adoro i doppiaggi di una volta, quelli anni 1950/60, perché erano molto più curati, anche dal punto di vista grammaticale e del lessico. Oggi inorridisco quando sento “un attimino”, “mi va alla grande”… una volta non si parlava così!
Romano e i suoi personaggi preferiti
- Il personaggio migliore doppiato/preferito?
Beh sicuramente Errol Flynn, Roger Moore, Tyrone Power, Humphrey Bogart. Proprio di Roger Moore posso raccontarvi un aneddoto: dovete sapere che l’ho doppiato oltre che negli episodi a colori de “Il Santo” anche in quattro film, e prima di morire Cesare Barbetti, che era stata una sua voce storica, mi ha fatto i complimenti per come l’ho doppiato. Ho anche doppiato James Franciscus, Bob Taylor, Jeremy Britt, Randolph Scott e tantissimi altri. - Che differenza c’è tra doppiare un cartone animato ed un personaggio reale?
Ovviamente un cartone animato è più difficile perché devi essere tu a caratterizzarlo, a crearlo per così dire, e devi quindi far riferimento al tuo bagaglio d’attore. Mentre un personaggio reale è più semplice, meglio ancora se si doppia un attore bravo.
- Ama i cartoni animati
Tra quelli che ho doppiato adoro “Babar”, perché è un personaggio aristocratico, gentile, mai violento, con un tono regale, mi somiglia un po’. - Ama il suo lavoro?
E’ sicuramente un bel lavoro se fatto con meritocrazia e serietà, al quale ho dedicato tutto me stesso, e una volta che ci sei dentro lo ami più di ogni altra cosa, anche se ammetto che è faticosissimo e stressante. - Il suo rapporto con altri colleghi?
All’inizio un po’ minimali come rapporti, dato che ero molto risoluto, timido, ma poi ho instaurato un buon rapporto con tutti. - C’è un lavoro che le sarebbe piaciuto doppiare, ma non ha fatto?
Sì, mi avrebbe fatto piacere doppiare qualche classico d’animazione, tipo quelli Disney.
Le somiglianze con il pilota di Goldrake
- Lei pensa di avere qualcosa in comune con i personaggi che doppia?
Sì, ritengo di avere molto in comune con Actarus/Duke Fleed di “Goldrake”, che è stato il personaggio che più mi ha dato notorietà. Lui era un po’ solitario, romantico, ma anche pronto a scattare per combattere, anche se poi si struggeva nel suo privato per le sue azioni.
Anche Babar un po’ mi somiglia: è un re, si comporta in modo aristocratico, un gentiluomo.
- Consiglierebbe ai giovani di avvicinarsi al mondo del doppiaggio?
No, è una vita d’inferno, dipendi poi dalle amicizie che girano e se non sei amico di… non lavori. - Romano, che rapporto ha avuto col cinema?
Direi davvero scarso: ho fatto qualcosa con Fellini, Nuzzi, Laurenti, Pastore, Pupi Avati e Ronsisvalle, ma roba di poco conto.
In televisione invece ho partecipato ad alcuni sceneggiati Rai per la regia di Anton Giulio Maiano, Bolchi, ho anche letto dei passi del Vangelo in campo ed ho partecipato ad altre trasmissioni culturali in campo. - Ha lavorato anche in radio?
Sì certo, in radio ho fatto tantissime trasmissioni con i registi Benedetto, Colosimo, Bollini, Bandini, Da Venezia, spesso interpretando il protagonista, ricordo di aver fatto molta radio a Firenze e a Napoli. - Secondo lei chi Le ha insegnato questo mestiere e cosa pensa dei grandi artisti coi quali ha lavorato?
Posso dire che per imparare il mestiere del doppiaggio si deve andare lì in sala, ai turni, essere presenti e seguire, cercare di carpire i segreti dai più bravi. Ad esempio, i miei maestri sono stati Giuseppe “Peppino” Rinaldi, Carlo Romano ed Emilio Cigoli, la mitica voce di John Wayne. - Aspirazioni future?
Fondamentalmente sono un tipo solitario, vorrei costruirmi una casa ed andare a vivere per conto mio (ora sono in un condominio), e vorrei vivere in pace ed in solitudine. E’ vero, è il mio carattere, che a volte mi ha causato anche qualche disagio, ma son fatto così.