Topos e logos. Di questo è fatto non solo il mondo narrativo ma anche il mondo reale. Il rosso di cui l’Italia è tinta, non richiama le festività natalizie. Ma anzi il purpureo colore questa volta si connota di un nuovo significato: “zona rossa”. Lo scenario che caratterizza le città italiane sembra oscillare tra il surreale e distopico. Un Veneto laborioso che si rintana nell’alveare, così come Vicenza. Città che si adagia sui Colli Berici e città dell’Oro che in queste ore è silenziosa ma prova comunque a brillare.
Di città in città
Ogni città ha i suoi ritmi, le sue liturgie e i suoi riti. Tradizione vuole che alla Santa Messa si partecipi in Piazza del Duomo e, per chi viene da fuori, l’importante è farsi trovare in piazza per mezzanotte. Dove l’intera città si ritrova a scambiarsi gli auguri tra un bicchiere di brulè e un calice di spumante ordinato allo Scrigno o al Campanile. Un momento di celebrazione e rinnovo certo, perché questo è il Natale. Si scende verso piazza delle poste per Contrà Muscheria e ci si affaccia in Piazza dei Signori, che quest’anno però si presenta completamente deserta.
Vicenza un esempio tra le città
A testimoniare che la città in realtà è viva, che anzi ha voglia di vita, sono le dorate luci natalizie che dalla Torre Bissara con i suoi 82 metri di altezza, drappeggiano la piazza, impreziosendola. Ma questa volta non c’è nessuno ad ammirarla. Se si gira la testa da un lato, si vede lo storico e lussuoso Caffè Garibaldi, luci spente e serrande abbassate. Nessun cliente viene servito il 25 di dicembre 2020. Dall’aspetto al limite dello spettrale è Piazza delle Erbe. La Torre del Tormento e la facciata della Basilica, in realtà questa volta sembrano giganti addormentati. La consapevolezza di trovarsi in clima natalizio e vederla deserta e silente, è un’immagine difficile da accettare.
Desolazione
Questa è la parola che si associa a uno scenario del genere. Tutto tace. Nell’epoca moderna questo è il periodo dove tutti tornano da paesi esteri e città lontane, ci si incontra e si sta vicini. “È desolante vero?…vedere Vicenza così, è come vedere il Grande Gatsby… solo che in frantumi”. Così l’unica giovane passante descrive la sua città Natale. “Viaggio molto e sono abituata a vedere città deserte. Ma qui e ora, è come guardare qualcosa che era bellissimo e che ora non c’è più”. Raggelante pensare che tutte le città in questo momento riservano lo stesso scenario in tutto il Bel Paese. Non è ancora troppo tardi, e alcuni ristoranti, chi può almeno, sono aperti per l’asporto. Non basta la mascherina a nascondere l’espressione contratta di chi si trova al bancone in attesa di ordini.
Le poche persone in giro sono sole, nessuna famiglia, nessuno sguardo che incrocia l’altro, come se il virus potesse trasmettersi anche così. Non stupisce di incontrare qualche ben convinto “runner” che non demorde nel continuare a correre in ogni momento dell’anno. L’ultimo DPCM del 18 dicembre ha sancito che il Natale quest’anno va vissuto, ma in modo diverso. Vicenza. Come la bella addormentata rimane in attesa di un evento salvifico che la porti avanti nel tempo quando tutto questo sarà terminato. Tante volte i vicentini ti avranno vista svuotata e silenziosa, ma mai a Natale. Ti tocca essere osservata dalle finestre e dalle vetrine chiuse, l’unica cosa che si può fare, in attesa di rivedere fiumane di persone che tornino a ghermire Corso Palladio e Fogazzaro, fino alla viottola più angusta. Sospesa ma non perduta. Alla fine, le immagini di questo Natale pandemico, sono state scattate di sera, almeno così Vicenza ha la possibilità di ricoprirsi di quella magia che la luce uggiosa e diurna avrebbe negato perfino in occasione del Natale.