La loro fede era il nazismo. La giustizia era la morte. La loro democrazia lo sterminio. 28 morti e 39 feriti: così si è concluso il numero delle azioni omicide della coppia criminale costituita da Wolfgang Abel e Marco Furlan, anche tristemente noti come Ludwig. Una sigla, quella di Ludwig, paurosa, terribile e macabra, e che ha lasciato dietro di sé una scia di morte e razzismo.
Compagni di scuola
Due compagni di scuola, due ottimi studenti, colti ed intelligenti e provenienti da facoltose famiglie veronesi, che condividono un odio sprezzante per quelle che loro definivano “minoranze”, ovvero le prostitute, i tossicodipendenti, gli omosessuali, i barboni, i preti, i depravati, e coloro che frequentano discoteche e locali a luci rosse. Queste categorie di persone non rispondono ai loro rigidi criteri morali di onestà, devozione, rettitudine e integrità morale, raggiungibili solo attraverso una complessa pulizia sociale. E per questo motivo andavano puniti ed eliminati.
Ludwig nasce sui banchi di scuola
È semplicemente così, da un’amicizia coltivata sui banchi di scuola, che nasce nell’agosto del 1977 il sodalizio criminale dei due neonazisti veronesi Furlan e Abel, allora poco più che adolescenti. Un sodalizio durato 7 lunghi anni, e che ha portato ad una serie di efferati delitti rivendicati dagli stessi autori attraverso alcuni volantini inviati alla stampa.
Chi sono
Marco, classe 1960, figlio del primario del Centro Ustionati dell’Ospedale Civile Maggiore di Verona, è un ragazzo intelligente ed ironico, controllato e preciso, dominato da una forte razionalità. Ha una grande passione per le materie scientifiche, in particolare per la fisica, facoltà universitaria che frequenterà fino al momento dell’arresto. Wolfgang, di un anno più grande rispetto a Marco, da Monaco di Baviera dov’è nato, è cresciuto e vive a Verona con i genitori. Il padre è un consigliere delegato di un’importante compagnia assicurativa tedesca. Rispetto a Marco, Wolfgang, che comunque si laurea a pieni voti in matematica, è più isolato e chiuso. Negli anni manifesta un profondo e tormentato disagio psicologico che più volte lo porta a pensare al suicidio, come dichiarerà successivamente il padre stesso agli inquirenti.
I valori fuori da scuola
I due ragazzi appena adolescenti coltivano la loro amicizia anche al di fuori del contesto scolastico. Si scoprono in accordo su molti aspetti riguardanti i valori e gli ideali a cui dovrebbe tendere un essere umano. Ideali e valori, i loro, riconducibili al pensiero nazista.
L’inizio di Ludwig
Dall’agosto del 1977 all’arresto in flagranza di reato nel 1984, il duo Abel – Furlan ha letteralmente terrorizzato non solo il territorio veneto, ma anche altri paesi europei, celebrandosi dietro la sigla Ludwig . E commettendo crudeli e spietati omicidi a sfondo razziale motivati dalla rabbia e dall’odio: aspetti, quest’ultimi, entrambi figli della paura. Una paura atavica, profonda, quasi primitiva quella di Marco e Wolfgang. La paura di non essere all’altezza e di non corrispondere alle aspettative sociali ed esterne, la paura di non essere nemmeno degni di affetto.
Entrambi si rifugiano nei numeri, nella matematica e nella fisica. In quella materia razionale che restituisce sicurezza e stabilità all’interno di un quadro personale di instabilità emotiva. Un’aggressività, quella degli omicidi di Ludwig, derivante da mancanza di sicurezza, di quelle norme e valori socialmente condivisi, di un comportamento pro-sociale che vede nell’altro una risorsa da un punto di vista relazionale, e non qualcuno da eliminare.
Ludwig e il sentirsi intoccabili
Nel corso degli anni in cui commettono gli omicidi, Marco e Wolfgang mostrano un’ossessiva necessità non solo di leggere le notizie dei delitti da loro commessi sui giornali, ma anche e soprattutto di sfidare le autorità e la stampa rivendicando le loro terribili azioni. Un duo inafferrabile, intoccabile, invincibile, che cerca l’eco dei propri omicidi per ricavarne una morbosa e patologica soddisfazione.
Come colpiva Ludwig
Accoltellare un tossicodipendente, uccidere a colpi di martello due sacerdoti o incendiare una discoteca piena di persone per loro è pari ad un semplice scherzo. Attraverso il fuoco purificatore e il martello, simbolo di forza, Ludwig intraprende una campagna di vera e propria pulizia sociale marchiando i delitti con l’aquila nazista, i caratteri runici, il motto “Gott mit uns”, (“Dio con noi”), a emulare quello di Hitler impresso sulle fibbie delle cinture dei soldati del Reich, che vengono considerati la “firma” da non sottovalutare. Ma le sigle e i volantini di rivendicazione non sono altro che due ragazzi intelligenti e di ottima famiglia, poco più che ventenni.
L’analisi psicologica
La primitività delle armi del delitto scelte da Ludwig riporta ad un’altrettanta arcaica rabbia nei confronti di una società che non può ospitare chi non risponde alle più alte aspettative di onestà, intelligenza e rigore. La brama di notorietà e l’atteggiamento di sfida si riconducono ad una patologica sopravvalutazione dei propri giudizi e valori. Nonché ad una sorta di “delirio di superbia”, come è stato scritto nelle sentenze relative al processo del caso Ludwig.
Ludwig e le reminiscenze del passato
Nazismo, morte e sterminio. A ormai quasi 50 anni dai brutali e spietati omicidi commessi da Marco Furlan e Wolfgang Abel. E quasi a un secolo dall’orrore derivato dall’ideologia nazista, la lucidità di un disegno criminale e politico a scopo razziale non smette ancora, nemmeno a distanza di anni, di seminare il terrore e a volte di insinuarsi subdolamente nelle menti degli uomini.
Ottimo articolo,le faccio i miei complimenti???