In molti ci stiamo chiedendo perché le restrizioni in Veneto e su tutto il territorio nazionale saranno così tante e complesse nel periodo delle feste. La richiesta frequente di un’interpretazione psicologica di ciò che ci sta venendo imposto è un segnale di diffusa confusione, preoccupazione, perplessità, necessità di capire.
La risposta istituzionale: esoterismo
In generale, quando le istituzioni rendono le procedure e gli obblighi incomprensibili, significa che hanno paura. Il concetto stesso di esoterismo, ovvero di comprensibilità a pochi, è parte integrante nei sistemi di governo e influenza fin dall’antichità. Ma perché oggi le istituzioni – o meglio, le persone che governano le istituzioni – hanno paura? La risposta è che si trovano in mezzo a due spinte contrastanti. Da una parte c’è il problema dei contagi e il fatto che le feste possono farli aumentare in maniera incontrollata. Dall’altra c’è la tenuta psicologica ed economica.
In entrambi i casi c’è anche un problema di consenso: perderlo oggi bloccando il paese o rischiarlo domani in caso di aumento della curva di contagi e ricoveri? Se il problema fosse esclusivamente di consenso si tratterebbe di una condizione profondamente sbagliata per il Paese ma probabilmente risolvibile con proiezioni e stime. La questione, purtroppo, è più complessa: la popolazione è stanca, affaticata e bloccare tutto potrebbe avere effetti deleteri anche a lungo termine sulle menti, le relazioni, i portafogli. Quindi possiamo anche voler pensare che chi governa stia veramente pensando ad una serie di pro e contro di difficile soluzione. Il problema è che, a guardare i decreti, viene quasi il sospetto che chi deve decidere non sia stato sempre in grado di valutare, decidere e scegliere e che le misure siano più figlie del panico che della realtà.
E allora cosa possiamo fare?
La questione ritengo debba essere posta in maniera diversa: cosa dovremmo fare? In questi giorni stanno uscendo migliaia di vademecum interpretativi per rispettare le diverse ordinanze: con un po’ di studio e attenzione dovremmo essere tutti in grado di farcela. Il punto è che gli spazi di libertà consentiti e le possibilità ragionevoli di interpretazione dei divieti ci permettono di fare tantissime cose e di spostarci estensivamente. Potremmo quasi dire che si tratta più di “fastidi” che di impedimenti veri e propri.
Quindi, per fortuna o purtroppo, la responsabilità individuale sarà ciò che fa la differenza. Questo concetto ci porta a considerare brevemente un recente orientamento piuttosto negativo delle istituzioni in Italia: non bloccare le attività e gli spostamenti salvo poi colpevolizzare chi esce, anche in maniera ragionevole. Occorrono, ma questo discorso come si vede non riguarda soltanto l’Italia, una classe dirigente con il coraggio di prendersi responsabilità e un popolo maturo per accettare serenamente le decisioni.
Diteci cosa dobbiamo fare?
La prima risposta è semplice: rispolverare il buon senso. Possiamo spostarci verso le abitazioni, vero, ma è obbligatorio andare a trovare ogni giorno parenti diversi che non vediamo da mesi? Forse no. Se utilizziamo ogni giorno per vedere persone da cui siamo separati da molto tempo aumentiamo esponenzialmente il rischio di contagiarci, contagiare e diffondere il virus. Per quanto sia spiacevole anche solo pensarlo, probabilmente avere contatti con un numero ristretto di persone (dal vivo, online è un’altra cosa) è la scelta più sensata. Abbiamo parenti molto anziani? Forse il delegare la compagnia a pochi membri della famiglia è un’idea buona per quest’anno. Sappiamo che il virus non perdona soprattutto le fasce deboli della popolazione, ridurre i rischi è priorità.
Insomma, ogni soluzione va valutata caso per caso e sembra che le istituzioni non abbiano avuto il coraggio di normare per davvero. Quindi la responsabilità, in ogni senso, ricade su ciascuno di noi. Siamo tutti insieme, nella stessa barca, non possiamo fare altro che cercare di rimanere uniti e di adottare principi troppo spesso dimenticati: pazienza, attenzione, benevolenza. In questo modo vivremo delle vere feste e potremo dire di aver fatto la nostra parte nel superare questa crisi.