Attivo dalle prime luci del mattino, l’obiettivo iniziale era di realizzare almeno 300 tamponi al giorno, cifra ampiamente superata con una media di 970 al giorno con un minimo di 650 e un picco di 2000 tamponi giornalieri. Stiamo parlando del mastodontico Centro Covid che occupa la Fiera di Vicenza, grazie alla disponibilità di IEG – Italian Exibition Group e dell’amministrazione comunale. Questi sono alcuni numeri diffusi dal sindaco di Vicenza, Francesco Rucco insieme al direttore generale dell’Ulss 8 Berica Giovanni Pavesi.
Centro Covid e tamponi
Il padiglione ovest della fiera di Vicenza è ora occupato da 8 postazioni per l’accettazione e 12 postazioni ambulatoriali. Alle 6.47 del mattino le prime persone sono già in attesa davanti alle porte. Anche nella più limpida delle mattine invernali, l’atmosfera appare non solo glaciale ma surreale. Il pannello luminoso sopra gli ingressi di vetro, porta la scritta bianca su sfondo rosso a caratteri cubitali “centro tamponi”. Alcuni sono già in fila. Ordinati e distanziati. Attraverso le porte di vetro si intravedono gli operatori ricoperti dalle protezioni usa e getta da capo a piedi. Impossibile osservarli e non chiedersi da quanto facciano quella vita, o che cosa abbiano pensato loro quando si sono alzati alla mattina per essere lì bardati e arruolati ben prima degli utenti del centro. “Chi ha un appuntamento o se ci sono rappresentanti delle Forze dell’Ordine si sposti a sinistra, gli altri a destra”.
Cosa avviene
Si procede in silenzio e si accede alle sale. Lo sguardo scivola a destra verso il bar e la sala stampa, ovviamente addormentate e vuote. Pensare che nello stesso edificio si svolgevano le più sfavillanti fiere dell’oro e delle pietre preziose con ospiti internazionali da tutto il mondo e ora ci si ritrova in un luogo igienizzato e sterile fino all’ultimo centimetro. Il primo operatore che si incontra, giovanissimo e che si capisce subito ben rodato nell’impartire istruzioni chiare e dirette, si occupa di indirizzare gli utenti verso un serpentone che a quest’ora del mattino è vuoto, ma il tono allenato dell’operatore fa ben intendere che ci si deve preparare a vederlo riempirsi in fretta. Da lì altra postazione gel, e poi accettazione.
L’operatrice, giovanissima anche lei, risponde a qualsiasi domanda. Poi dritti dentro uno degli ambulatori. Tra gli utenti ci si scambia un ultimo sguardo prima di entrare. Si ha l’impressione che nessuno abbia ancora ben realizzato cosa ci si faccia lì eppure è così con questo virus che ha distrutto famiglie e messo in ginocchio il mondo intero. il tampone dura un attimo e via verso l’ampia sala d’attesa con il numerino in tasca. Infine l’ennesima giovanissima ancora una volta operatrice che pronuncia il numero corrispondente all’esame per comunicare l’esito.
Dall’inizio delle attività del 9 novembre in 28 giorni i dati riportano che in Fiera sono stati effettuati 27.180 tamponi di cui 16.512 rapidi (positivi per il 7,3% dei casi) e i rimanenti 10.668 molecolari.
Un bilancio “positivo” si potrebbe dire. Il linguaggio e la parola sono strettamente connessi e, in un’epoca in cui i poli si invertono, tutte le persone che escono dal centro Covid saranno ben felici di descriversi come “negative”.