David John Moore Cornwell ha vissuto mille vite prima di lasciare quella terrena. Il nome a molti non dirà molto ma il suo pseudonimo, John Le Carré, rimarrà impresso nella storia della letteratura. Le Carré è ritenuto, universalmente, uno dei maestri della spy story (letteralmente storia di spia) ma sarebbe riduttivo e persino offensivo relegarlo solo a questo genere. In realtà, John Le Carré è stato uno scrittore superbo, un vero maestro nel descrivere la psicologia umana e i lati più oscuri delle nostre menti e nell’intrecciare trame complesse ma sempre credibili. Certo, per farlo si è cimentato in un mondo di spie, doppiogiochisti, intrighi internazionali, ma era il mondo che conosceva meglio perché era il suo mondo. Infatti, David John Moore Cornwell, sin da giovanissimo (19 anni) faceva parte dell’intelligence inglese grazie alla sua padronanza delle lingue, in particolar modo del tedesco, che gli permetteva d’intercettare le spie in fuga dalla Repubblica Democratica Tedesca.
Spia e scrittore
Dopo aver portato avanti per anni la doppia attività di agente segreto e scrittore, conseguendo successi in entrambi i campi, dovette smettere all’improvviso perché il suo nome fu venduto dal “collega” Kim Philby ai servizi segreti russi. Philby era una leggendaria spia dell’intelligence di Sua Maestà che, però, negli anni della guerra fredda si era era venduto al KGB, causando con le sue informazioni danni enormi non solo al suo paese ma a tutte le nazioni riunite sotto il patto atlantico.
Dall’Intelligence alla scrittura
Una volta persa la copertura, che per un agente segreto è tutto, John Le Carré ebbe modo di dedicarsi completamente alla scrittura, regalando una serie di capolavori. Della sua ricchissima produzione, ricordiamo: Chiamata per il morto, La spia che venne dal freddo, La Talpa (dedicato proprio a Kim Philby come esempio negativo di doppiogiochismo), L’onorevole scolaro, Tutti gli uomini di Smiley, La Tamburina, La casa Russia e Il sarto di Panama.
La spia venuta dal freddo
Protagonista di molti dei romanzi di Le Carré è l’agente segreto George Smiley. L’esatto opposto del collega/rivale letterario James Bond, nato dalla penna di Jan Fleming. Se il mitico 007 è un donnaiolo irrefrenabile, Smiley è sposato e pure cornuto. Bond è bellissimo e attraente, Smiley, invece, basso, grasso e tarchiato.
Bond è elegantissimo, sempre vestito con capi d’alta sartoria, Smiley spesso al limite della trasandatezza. George Smiley, però, è intelligentissimo, non che 007 non lo fosse, ma l’agente di Le Carré andava ben oltre.
Le altre opere
Le opere di Le Carré, poi, sono anche romanzi storici con un’esatta e minuziosa descrizione del periodi d’ambientazione della vicenda narrata. Ma la competenza e la conoscenza del suo lavoro permettevano a Le Carré di avere doti quasi divinatorie. Al punto che nei suoi libri il lettore capì per la prima volta i concreti rischi del fondamentalismo islamico e l’importanza del controllo del cyberspazio. In realtà, Le Carré, da bravo agente segreto, possedeva una delle qualità maggiori di chi fa il suo mestiere. La capacità di analisi di un fenomeno e la sua evoluzione.
Da spia a scrittore ai film
Spesso e volentieri dalle opere di Le Carré sono stati tratti dei film di grande successo. La spia che venne dal freddo, La casa Russia e La Talpa. Per ironia della sorte, Sean Connery, il maggior rivale cinematografico di George Smiley, dopo aver abbandonato da tempo i panni di 007, regalò al pubblico un’interpretazione straordinaria da un libro di La Carré. La casa Russia. Un’opera che meglio di tanti libri e/o trattati spiega in modo pressoché perfetto cos’è stata la Glasnost.
Sarebbe importante, ora che purtroppo ci ha lasciato, rileggere e far rileggere i libri di John Le Carré. Testimonianza storiografica di un periodo che ha segnato l’umanità: la guerra fredda.