Il Covid 19 ha cambiato le nostre vite sotto ogni aspetto, modificando le nostre abitudini e le nostre attività. I nostri ragazzi sono costretti a prendere le distanze anche dal calcio: i dilettanti che, ovviamente, non possono ottemperare a protocolli onerosi, devono fare i conti lo stop dei campionati. Da tecnico, ma soprattutto da padre di due ragazzi che giocano tra i dilettanti mi piange il cuore vederli fermi in attesa che questa pandemia restituisca libertà e normalità.
La speranza della normalità dopo l’estate
Dopo l’estate si era accesa una speranza con l’affrontare una pseudo normalità con la partenza dei nuovi campionati, finalmente vedevo i miei figli riprendere la voglia di divertirsi gioiosi e sfogarsi nel rettangolo di gioco assieme ai propri compagni per poi ritrovarsi di nuovo a fare i conti con un virus che non ne vuole sapere di assopirsi.
Chi ne fa le spese
A farne le spese sono anche i settori giovanili: le società non possono permettersi di andare avanti senza poter contare sugli aiuti del Governo che dovrebbe prevedere maggiori agevolazioni per queste associazioni che permettono ai nostri ragazzi di praticare sport e oggi non è possibile per mancanza di sicurezza in materia sanitaria.
I presidenti
Inoltre spesso i “patron” delle società, solitamente sono gli imprenditori più facoltosi del territorio che si prendono in carico la squadra del paese: e in questo periodo tra la crisi e la cassa integrazione certamente avranno meno risorse da destinare al club.
Tutti aspettiamo che questo momento passi e che il Covid diventi solo un brutto ricordo nell’attesa di tornare a giocare.
Perchè voglio la normalità
Sono Mauro Zironelli. Ho 50 anni e sono padre di due figli. Giocano entrambi a calcio e adesso che sono fermi li vedo “sotto un treno”. Gli mancano gli allenamenti, l’odore del campo, l’adrenalina della partita. E lo posso affermare perchè sono stato un calciatore e, ora, allenatore.
Io Mauro Zironelli
La mia prima squadra professionistica è stata il Lanerossi Vicenza dove ho giocato in Serie C1, bagnando l’esordio in biancorosso con un gol contro il Rimini l’11 ottobre 1987. Nel 1989 passo alla Fiorentina in Serie A e gioco in Coppa UEFA. In seguito una stagione al Pescara, in Serie B, e poi una ancora a Vicenza in Serie C1. Nel 1992 di nuovo a Pescara in Serie A, mentre nella stagione successiva ritorno a Firenze, stavolta in B. Nella Serie B 1994-1995 gioco nel Chievo, mentre l’anno seguente vado al Venezia, dove dopo tre stagioni di cadetteria conquista nuovamente la promozione in Serie A. Nel 1999 faccio ritorno a Chievo dove milito per due stagioni di Serie B. Nel 2001 sono al Modena che domina il campionato di Serie C1 e vince pure la Supercoppa di Serie C. L’anno seguente vinco il mio quinto campionato in carriera, che arriva a conclusione nella mia Thiene, in Serie C2, e nel Montecchio. Ora faccio l’allenatore. Ho allenato i dilettanti. Sono partito con i dilettanti. E credo di poter capire le difficoltà di presidenti, ragazzi, società. Rivoglio la normalità del calcio fatto per amore. Senza se e senza ma. Perchè senza i dilettanti non ci sarebbero i professionisti.