La Cattolica Virtus è una società calcistica dilettantistica di Soffiano, un quartiere della periferia di Firenze che, nel 1957, si è fusa con il Santa Maria al Pignone per creare la Comunità Giovanile San Michele. La Virtus è salita agli onori delle cronache in questi giorni quando i giornali hanno ricostruito la storia e la carriera di Paolo Rossi, che nella piccola società toscana era cresciuto, prima di essere segnalato e preso dalla Juventus. La Cattolica Virtus e il San Michele sono il classico esempio del calcio parrocchiale che accoglie i ragazzi, educandoli, facendoli crescere e, allontanandoli, in tanti casi, da brutte strade. È l’esempio delle radici del calcio
Tante radici in tutta la penisola
Ci sono migliaia e migliaia di casi simili sparsi nella penisola, da nord a sud, dove siamo cresciuti noi, i nostri padri e i nostri figli. Forse, però, non ci cresceranno i nostri nipoti. Perché? Perché alcuni pensano che la forza del calcio siano i miliardi delle televisioni che trasmettono, senza sosta, le partite tra le big mondiali, i match della Premier, della Liga, della Bundesliga e della Champions League. Ma, in realtà, il calcio è come una pianta, la sua forza e la sua vita derivano dalle radici. Queste radici, complice anche e soprattutto la crisi derivante dal COVID-19, si stanno seccando.
Il rischio di seccare le radici
Le società dilettantistiche stanno morendo, rischiano di fallire se qualcuno non interverrà. In altri paesi, soprattutto in Inghilterra e Germania, questo sta avvenendo. I club della Premier e della Bundesliga hanno lanciato una campagna in soccorso delle “sorelle minori”. È indispensabile che ciò avvenga anche nel nostro Paese. In caso contrario assisteremo ad una triste ed inesorabile dipartita di un numero inimmaginabile di società dai dilettanti fino alla Lega Pro.
Prima del Covid
Il fenomeno, a dire il vero, era cominciato ancor prima del Covid. Questo malefico virus si comporta nello sport come si comporta sugli esseri umani: è letale per i più deboli ed immunodepressi ed il nostro calcio minore è immunodepresso da anni. L’origine di ciò va trovata probabilmente nella visione sbagliata di chi governa il mondo del pallone e pensa che sia solo uno sport per ricchi, da vendere e gustare su mega televisioni multifunzione. Il calcio nasce per strada per finire in televisione. Ma se muore per strada non finirà più in televisione.
Calcio come cultura
Il calcio è cultura, intesa nel senso più antropologico del termine, come insieme della storia e della civiltà di un popolo. Perché il calcio è lo sport più democratico del mondo dove si può essere campioni partendo dai 155 centimetri di Jimmy Johnstone, la funambolica ala del Celtic trionfatore in Coppa dei Campioni nel 1967, fino ai 195 di Zlatan Ibrahimović. Dove si può arrivare al tetto del mondo partendo da una baraccopoli argentina come Maradona o da una favelas brasiliana come Garrincha.
Le radici devono tornare per strada
Forse è impensabile restituire il calcio alle strade. Nessuno gioca più per strada che era l’anticamera dell’oratorio. Siamo diventati troppo ricchi e comodi. Non vediamo più scene di ragazzi, o anche di adulti, che improvvisano partite in un parco, con le porte delineate da sassi o giacconi buttati per terra, dove nascevano amicizie quando uno, vedendo un gruppetto che giocava, si proponeva: “scusate, posso unirmi a voi?”
Il “vero” calcio
Ora il calcio di strada è rimasto solo nei paesi più poveri, in Africa o in Sud America, che, non a caso, sono un inesauribile serbatoio di tutto il sistema. Infatti, i pochi casi di ragazzi che giocano ancora per strada nel nostro Paese sono dati dai migranti, ospiti di qualche struttura umanitaria, che con un pallone davanti improvvisano sempre qualche partita. Ma anche noi abbiamo il nostro serbatoio nelle varie società dilettantistiche, una risorsa che non va assolutamente distrutta.
Se muoiono le radici muore tutto il calcio
La fine di queste società, se non l’abbiamo capito, porterà alla morte di tutto il calcio, perché dalla Lega Pro la malattia si diffonderà, e lo sta già facendo, alla serie B e, inesorabilmente, anche alla serie A. Non è facile proporre e trovare dei rimedi, ma è sicuramente indispensabile un aiuto dall’alto, da parte delle società professionistiche che devono essere meno ingorde e pensare a chi è più piccolo, a quell’albero citato in precedenza dove loro sono le foglie e i frutti più belli e gustosi ma le sorelle minori sono le radici.