La storia ci raggiunge attraverso strade le più diverse. I mille canali televisivi ed il racconto di un testimone casualmente incontrato, il foglio di un giornale ripiegato da tempo in un cassetto e una voce anonima catturata casualmente all’autoradio. E anche una canzone, che magari abbiamo sentito mille volte e non ci eravamo ancora accorti che ci raccontava un pezzo della nostra storia. O che forse non avevamo mai sentito, ma che s’era cantata sotto casa per decine di anni. O che avrebbe perfino potuto vincere il primo premio di un festival, per esempio a Sanremo, facendo commuovere e cantare le nostre mamme, senza che per anni noi ci accorgessimo del messaggio per alcuni patriottico, per altri nazionalistico, che inviava. Mi riferisco a “Vola colomba”, la prima canzone che analizzeremo dal punto di vista della “storia“ che ci racconta e delle idee che veicola.
Quando vola la colomba
Siamo nel 1952 e il brano vince, stravince direi, il secondo festival di Sanremo. E’ un festival molto meno ricco di quelli che siamo abituati a seguire in questi anni, in cui le canzoni in gara sono sommerse da ospiti e ospitoni, da eventi e sorpresone che in qualche modo possono sopperire ad una marea di canzoni ed interpreti non sempre indimenticabili.
“Vola colomba” era interpretato dalla “regina” della canzone italiana, una Nilla Pizzi che in quella edizione del festival vincerà il primo, il secondo e il terzo premio con “Vola colomba”, “Papaveri e papere” e “Una donna prega”. I cantanti in gara erano in tutto cinque e avevano il compito di eseguire le 20 canzoni selezionate.
Tempi diversi
Ma non ci fu gara contro la bravura della Pizzi, poiché i brani scelti incontrarono gusto e comune sentire del pubblico in sala e della radio. Già perché a quel tempo noi figli del popolo eravamo tutti aggrappati alla radio in fervido ascolto di ciò che ci arrivava dal salone delle feste del Casinò di Sanremo. Compreso l’ininterrotto chiacchiericcio di lor signori i fortunati che sedevano ai tavoli del festoso salone.
La storia dietro la colomba
Ma proviamo ad approfondire un po’ la storia che sta dentro a questa canzone collocandola nel momento in cui si stava vivendo ed estrapolandone il messaggio per nulla nascosto. L’anno è il 1952. La seconda guerra mondiale, quella che l’Italia ha perso in quanto alleata della Germania di Hitler, è finita da sette anni, dopo la dolorosa guerra civile che nella zona di confine tra il nostro paese e la Jugoslavia ha raggiunto livelli altamente drammatici.
L’Italia nel frattempo è diventata una Repubblica democratica, ha recuperato tutti i suoi territori meno quelli ai confini orientali sui quali entrambi gli stati (Italia e Jugoslavia) avanzavano dei diritti. In attesa di una qualche soluzione politica definitiva del problema, che non arrivò mai, l’ONU divise il territori in due zone, A e B, affidando la zona A (Trieste e dintorni) all’amministrazione degli anglo-americani e la zona B (territori oggi sloveni) all’amministrazione della Jugoslavia.
Fu una vicenda complicatissima e molto dolorosa, difficile anche da raccontare in poche parole, ma che generò situazioni di scontro non solo nei luoghi contestati, ma anche nel nostro paese. Il 5 e 6 novembre del 1953 vi furono a Trieste violenti scontri di piazza da parte di coloro che reclamavano la riunificazione della città all’Italia. Nella rivolta di Trieste finirono uccisi sei cittadini, cui è stata successivamente conferita un’onorificenza dal governo italiano.
La canzone
E’ nel pieno di questo clima che viene presentata a Sanremo la canzone “Vola Colomba” di Bixio Cherubini e Carlo Concina
Come potete evincere dal commento puntuale la “trama” sottostante il canto è quantomeno oscura. Non si capisce cosa sia successo. Potrebbe essere fuggito per problemi personali con il cantiere dove lavorava o per crisi economica, per ragioni politiche o semplicemente di tradimenti sentimentali. Può essere accaduto di tutto fuorché qualcosa che abbia a che fare con l’abbandono della patria, tema sul quale le informazioni si mostrano piuttosto avare. Eppure nel fracasso patriottardo post bellico il detto non detto ha funzionato a meraviglia per turbare animi già abbondantemente turbati dalle difficoltà di un dopoguerra dalle mille ferite e infinite rivalse.
Solo canzonette?
Sono solo canzonette, viene da dire, ma siamo sicuri che alcuni “ismi” come qualunquismo, menefreghismo, astensionismo, individualismo, cinismo…non possano essere incoraggiati da testi cosi “innocenti”?
Se un canto vuole veicolare un messaggio, e molti lo fanno, che lo espliciti in modo che ognuno possa decidere se condividerlo o no, quanto e fino a che punto.
Dalla colomba ai canti più noti e non
Questo andremo a cercare nelle nostre storie più o meno nascoste nei canti di ieri. dell’altro ieri e di tati anni fa nelle prossime settimane. Questa ricerca coinvolgerà canti noti, come in questo caso, ma anche oggi meno noti, ma, a mio avviso, meritevoli di essere conosciuti per il loro valore musicale, per la storia che ci raccontano o per entrambe le ragioni. Cercherò anche di fornirvi indicazioni per poter ascoltare i diversi canti o per saperne di più.
La colomba vola “rimasterizzata”
Questa volta è facile. Basta attivare il filmato riportato in questa pagina che ripropone la canzone vincitrice del secondo festival di Sanremo in una versione identica a quella originale. Evidentemente le macchine a disposizione a quel tempo potevano dare qualche problema nella registrazione dal vivo di voci e orchestra. Invece questa versione, realizzata con una condizione del tutto simile a quella originale, ci permette di apprezzare la grande bravura della Pizzi, dotata di una voce notevole e di una intonazione assolutamente a prova di controllo elettronico (che oggi s’usa tanto anche in diretta) e la duttilità dell’orchestra dello storico maestro Cinico (ma pensate un po’ che nome a quel bambino!) Angelini, i cui professori si sono esibiti anche in coretti tutt’altro che banali, Insomma un’impeccabile e professionale esecuzione (da prendere ad esempio) per una canzone piena di trappole, diciamo … culturali