Mario Nadal aveva pochi ettari di terreno quando iniziò la sua avventura nel 1925. Era un Veneto prevalentemente agricolo, la fuga dalle campagne sarebbe iniziata quarant’anni dopo. La svolta arriva negli anni ’70 quanto Valerio Nadal figlio di Mario dopo il diploma all’istituto Cerletti di Conegliano intuisce che bisogna procedere ad un cambio nella produzione. Punta sulla vite e sul settore vitivinicolo, partendo da zero.
La storia dei Nadal
Ancora oggi non vengono dimenticate le prime quattro botti di legno contenenti 20 ettolitri di vino. Da quella svolta “Vini Nadal” che si trova a Santa Lucia di Piave (Treviso) cresce e oggi ed è divenuta una realtà consolidata che fa numeri importanti. Sia da un punto di vista commerciale che produttivo su una superficie vitata di oltre 35 ettari con due terzi coltivati a biologico. Vini prodotti: più di 15 tipologie bianchi rossi, fermi e frizzanti, spumanti passiti tipo merlot chardonnay, Raboso doc, Prosecco, “Wildbacher” (di origine austriaca), miele piccola produzione. La vendita è soprattutto in Italia.
I Nadal sono alla terza generazione, Enrico 24 anni si sta laureando in Enologia a Udine alla Facoltà di Scienze agrarie; il fratello Alberto si occupa del commerciale ed è presidente della prestigiosa Fiera di Santa Lucia di Piave.
L’importanza dell’agricoltura
E’ importante sottolineare che sempre più giovani in Italia si avvicinano al mondo dell’agricoltura che fino a qualche anno fa era quasi snobbato dalle nuove generazioni. I dati parlano chiaro: tra settembre 2014 e settembre 2019, nel settore agricolo ci sono state oltre 35mila nuove assunzioni, di queste quasi 20mila tra gli under 30 (indagine condotta dalla Conferenza nazionale di Agraria).
Enrico Nadal perché un giovane si avvicina all’agricoltura?
“Crescendo in mezzo ai vigneti non è stato difficile che si sviluppasse questo interesse. Negli ultimi anni i giovani sono aumentati, c’è un ritorno all’interesse per un settore primario per l’uomo. Non dimentichiamo che dopo la crisi iniziata nel 2008 che ha colpito diversi settori della grande industria e quindi l’indotto con perdita di posti di lavoro, l’agricoltura non solo ha tenuto ma ha creato nuovi posti di lavoro”.
E la scelta del biologico come è nata?
“Si tratta di una scelta fatta alcuni fa. La scelta della filosofia del Bio che noi sposiamo appieno in quanto la mia famiglia ha sempre puntato su un prodotto buono sano e di qualità e che permettesse di salvaguardare l’ecosistema, il terreno e la biodiversità e soprattutto noi stessi. Noi mangiamo ciò che produciamo. Il bio chiede molto impegno, nel bio è fondamentale l’innovazione dopo che negli ultimi anni la chimica l’ha fatta da padrone. L’obiettivo è di sostituire la chimica con delle tecniche alternative che ci permettano di raggiungere lo stesso scopo tutelando l’ambiente, il terreno”.