Per quanto possa sembrare ovvio, non dobbiamo mai dimenticare che la situazione che stiamo vivendo è fisiologicamente dura e difficile. Indipendentemente dal ritenere giuste o sbagliate le misure di governo e regioni, dal pensare che la comunicazione istituzionale sia troppo orientata all’impaurire la popolazione, dal credere nell’arrivo imminente di un vaccino o meno, la vita quotidiana è oggettivamente diventata fonte di stress come mai prima d’ora. Siamo stressati perché non sappiamo se e per quanto potremo uscire di casa o se i ragazzi potranno andare a scuola, perché non possiamo fare buona parte degli sport né andare a cena fuori. Questi sono solo pochi esempi ma si tratta di fatti reali, che colpiscono tutti, non importa quanto una persona sia preoccupata del COVID.
Disagio psicologico diffuso: il grande rischio per il futuro del paese
Le rilevazioni di questi mesi mostrano un forte aumento del disagio psicologico: percentuali mai viste di persone che denunciano stati di ansia, anche accompagnati da sintomi fisici, stati alterati dell’umore e condizioni depressive, sintomi di stress. Facendo un’approssimazione dei diversi studi, si può stimare che il 70% della popolazione abbia sintomi legati alla tensione di questo periodo: si tratta di una cifra altissima. E non bisogna pensare che stiamo tutti “diventando matti”, si tratta di risposte assolutamente fisiologiche all’oggettiva situazione di stress.
C’è però un problema: le risposte allo stress, se forzatamente protratte per troppo tempo, possono avere effetti molto gravi. Andare avanti in questa condizione di incertezza, difficoltà quotidiana e paura può tradursi in un aumento esponenziale di patologie fisiche, con annessi costi sanitari, nei prossimi anni – principalmente cardiovascolari e gastrointestinali, ma anche i tumori – e un innalzamento di patologie psichiche capaci di rendere una parte della popolazione inabile al lavoro e alienata dalla vita sociale. La pandemia rimarrà come un trauma collettivo e saranno necessari tempo ed energie per superare gli strascichi che ci lascerà.
È ora di dare una possibilità alla professione psicologica
Ovviamente non possiamo sapere con certezza quando e come usciremo dalla pandemia, per cui non si possono proporre soluzioni a monte: dichiarare una data certa di fine della pandemia sarebbe un modo potentissimo per farci sopportare ancora qualunque cosa, ma non è fattibile. Esiste invece una cosa che si può fare: dare una chance alla professione psicologica, liberandoci di una serie di stereotipi e ritrosie. È inutile negarlo, tante persone ancora non ritengono che andare da una psicologa o da uno psicologo sia qualcosa che possa far loro del bene. I motivi sono tanti, tra questi troviamo l’origine medico/patologica della professione (che porta ancora oggi alcuni a pensarla come quella del “medico dei matti”), la paura che “se si va una volta si rischia di non finire mai più”, la percezione del costo eccessivamente alta e una cultura che predilige ancora il parlare con figure come lo “zio saggio” o l’“amico che ha viaggiato” delle proprie cose. Oggi la psicologia è una professione della salute, cui si accede dopo un percorso di studi che da trent’anni è standardizzato e scientifico.
La professione psicologica non si occupa soltanto della patologia ma della creazione di salute, dell’accompagnamento alle persone nello stare meglio giorno dopo giorno, nel realizzare performance migliori, nell’avere relazioni più soddisfacenti. Oggi, 2020, la professionalità degli psicologi deve essere utilizzata dalle persone per l’ascolto e il supporto, per aiutarle a resistere alle condizioni di difficoltà e di incertezza. Domani dovrà essere diffusa per permettere la ripresa, per aiutare le persone a riprendere a vivere senza sensazioni di paura e angoscia, per metterle in condizione di uscire di casa e incontrare gli altri, per sostenere la voglia di costruire il futuro.
Psicologia accessibile per tutti
In questo momento non basta diffondere la cultura del benessere psicologico, una risposta concreta deve essere il rendere la psicologia accessibile a tutti, con costi e tempi contenuti e condizioni chiarissime. Per questo – con un’equipe afferente a tre università, tra cui Padova – abbiamo creato Sygmund, l’app per entrare a contatto con psicologi e psicologhe in ogni momento e da qualunque luogo. Sygmund permette di parlare con professionisti iscritti all’albo in videochiamata: la ricerca scientifica dimostra che questo tipo di intervento è pari a quello tradizionale in termini di efficacia. Tutti gli psicologi che operano all’interno della piattaforma hanno obbligatoriamente concluso uno specifico percorso formativo sulle prestazioni psicologiche online, sul modello d’intervento e sul funzionamento dell’app.
L’architettura di Sygmund è studiata per la maggiore semplicità: basta entrare e premere il grande tasto centrale “chiama ora”: un professionista – gratuitamente e senza impegno – spiegherà dal vivo il funzionamento della piattaforma e la proposta d’intervento. In questo modo vogliamo dare una risposta sostenibile, che possa integrare l’offerta del Sistema Sanitario, accessibile, agile ed efficace per supportare le persone oggi, nel momento più difficile, e domani nella ripresa.