A Frattina frazione di Pravisdomini, comune friulano ai confini con la Marca Trevigiana e la provincia di Venezia, è passata la storia. La Famiglia dei Conti della Frattina produce vini da più di mille anni. La cantina si trova a Frattina di Pravisdomini, nelle fertili terre tra il Piave e il Tagliamento dove si producevano vini di cui già Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) decantava le virtù. Nel 1541 l’imperatore Carlo V insignisce i della Frattina del titolo di conti palatini, i “nobili di palazzo” poiché fidati e meritevoli di appartenere alla corte imperiale.
I conti della Frattina e 1000 anni di storia
In mille anni da queste parti si sono susseguiti importanti avvenimenti come l’accusa a Isabella della Frattina con tanto di indagini da parte dell’Inquisizione perché la nobil donna era affascinata dal “protestantesimo” ed insegnava ai figli un “Padre Nostro” non del tutto ortodosso. Il castello di Frattina, che sorgeva esattamente sul luogo della odierna cantina dell’Azienda vitivinicola è all’interno del millenario fossato tuttora esistente. A più riprese danneggiato dai Turchi, che alla fine del ‘400 effettuavano da est incursioni sanguinose.
Il palazzo padronale di Frattina definitivamente distrutto dalle artiglierie nel corso di una battaglia nella Prima Guerra Mondiale; devastato anche l’archivio storico. Nonostante ciò, gli Archivi di Stato regionali conservano molte testimonianze della famiglia, e su molti edifici storici e monumenti di Friuli e Veneto campeggiano le insegne millenarie dei conti della Frattina.
La rinascita dei Conti della Frattina
Dagli anni ‘80 Manlio della Frattina decise di proseguire personalmente con la produzione del vino. Manlio viene anche definito come il Conte “contadino”. Nei 15 ettari di vigneto a Pravisdomini e Motta di Livenza prodotti vini tradizionali come il Cabernet Franc, Franconia, la Sampagna, Verduzzo trevigiano e la Ribolla Gialla negli ultimi anni. E’ anche un appassionato apicoltore e sta cercando di trasmettere questa nobile passione agli amici e ai giovani.
Da tempo si batte per un’agricoltura più vicina all’ambiente. A che punto è arrivato?
“Sto lavorando per ridurre il più possibile l’uso dei trattamenti chimici. Seguo gli insegnamenti di un biologo-ricercatore di fama internazionale come Domenico Prisa oltre al fatto di avere portato qui Valerio Nadal presidente del Condifesa Veneto che per quanto riguarda un’agricoltura sostenibile sta portando avanti un progetto a dir poco importante”.
A proposito di vini: ha riportato in vita la Sampagna o Sciampagna dopo oltre due secoli, o si beveva ai tempi della Repubblica di Venezia…
“Strano ma vero. I francesi che occuparono il Veneto nel 1797, sorseggiarono un vino bianco frizzante tipico della zona e lo definirono “buono come lo champagne”. La Repubblica di Venezia aveva ormai i giorni contati. Difficile all’epoca per un agricoltore veneto o friulano pronunciare la parola champagne. E infatti il brioso vino fu ribattezzato “sampagna”. Dopo oltre due secoli il vino, quasi scomparso e prodotto con l’uva Marzemina bianca, torna sul mercato, grazie al mio impegno. Qualche anno fa rinvenute, quasi miracolosamente, in un campo tra Motta e Annone Veneto alcune antiche piante del vitigno, e riuscii così a ricavarne le barbatelle sufficienti per il reimpianto.
Il Sampagna è oggi un vino ricercato. Ho profuso un grande sforzo per mantenerne le caratteristiche originali: fermentazione in bottiglia sui propri lieviti, nessun filtraggio, per cui solo lavorazioni essenziali. Risultato: un meraviglioso effetto visivo a pagliuzze d’oro e un gusto fresco e sapido che non ha nulla da invidiare alla base di un ottimo champagne premier cru. Devo ringraziare l’oste veneziano Mauro Lorenzon, istrionico titolare del locale “La Mascareta”,che mi aiuta a promuoverlo e farlo conoscere con consigli preziosi”.
In più occasioni i Conti della Frattina non hanno nascosto i timori per il Covid19 che si sta abbattendo anche sul mondo del vino, un settore che da anni fa da traino all’economia.
“Sono molto preoccupato perché ci troviamo di fronte ad una situazione che non sembra avere fine. I grandi gruppi abituati a numeri decisamente diversi cavalcano questa situazione con grandi vantaggi, mentre noi piccoli produttori siamo in sofferenza. Noi siamo eroici a resistere, oltre al fatto che ci dedichiamo a vitigni locali e varietà di uve destinate a scomparire che sono un patrimonio prezioso della nostra cultura e tradizione”