Impressionanti le conseguenze di Covid sull’economia. Pil in discesa del 10%, consumi a -11%. Investimenti -12,8%. L’export è sceso del 15% almeno. Il 40% delle imprese hanno perso il 50% del fatturato e un altro 12% lo ha perso al 100%. Il 50% delle imprese lamentano grossi problemi di liquidità. Il 30% vede a rischio il proprio futuro. Uno dei settori più colpiti, il turismo, solo in Veneto, prima Regione turistica d’Italia, registra -60% degli arrivi e 50% delle presenze.
Crisi dell’economia e virus
Se poi guardiamo al debito pubblico, scopriamo che è aumentato di altri 100 miliardi arrivando alla cifra record di circa 2.600 miliardi con un rapporto col Pil che si avvicina al 165%, record raggiunto solo durante la prima guerra mondiale
Il dramma è che questi dati sono conseguenza della prima quarantena. Tra non molto sapremo gli ulteriori danni che verranno creati dalla seconda quarantena, quella che stiamo vivendo ora.
Economia e Governo
Il Governo, con vari decreti e strumenti statali ha cercato di correre ai ripari, mettendo a disposizione soprattutto prestiti garantiti dallo Stato per far fronte alla mancanza di cassa delle imprese e delle famiglie. Rispetto al disastro economico essi sono insufficienti. Se guardiamo solo al settore fieristico, tutte le fiere sono in crisi drammatica. Se il Covid non molla molte di esse dovranno essere messe in liquidazione e potranno essere acquistate da gruppi esteri.
Gli effetti del virus sull’economia e le Fiere
E proprio da questo esempio, da quello del settore forse più colpito dalla crisi Covid, si capisce che gli effetti di Covid sono:
- Imprevedibili, perché nessuno può dire quando saremo fuori dal pericolo sanitario e, quindi, dalla chiusura di tante imprese (alcuni calcolano che almeno il 20% delle imprese italiane chiuderà entro metà dell’anno prossimo!) ;
- Aumento delle diseguaglianze sociali perché esso colpisce in maniera fortemente differenziata sia le imprese che le famiglie;
- Un aumento del debito a carico delle prossime generazioni;
- Un aumento, appena possibile, delle tasse sui redditi;
- Un conseguente diminuzione della competitività delle nostre imprese rispetto a quelle di paesi più robusti finanziariamente;
- Una concorrenza ad armi impari, con conseguente aumento delle differenze di ricchezza, con gli Stati più ricchi e meno indebitati che, riuscendo ad aiutare di più le loro imprese, le mettono in grado di acquisire quelle degli Stati più poveri o di farle chiudere;
- Il possibile aumento di disordini sociali causati dalla disperazione dell’aumento della povertà;
- Una sospensione delle libertà democratiche e un intervento sempre più pesante da parte dello Stato nella vita di imprese e cittadini.
Crisi Stato – Regioni?
Con riferimento all’ultimo punto, in Italia si assiste poi ad un conflitto molto particolare e, a parer mio, triste. Lo Stato, con la scusa del difficile coordinamento sul territorio nazionale delle difficili misure di quarantena e delle restrizioni delle libertà personali, approfitta della situazione di crisi per cercare di togliere poteri e autonomie alle Regioni. Ma la cosa strana a quelle ordinarie, non a quelle speciali che l’autonomia la hanno sul serio. E il Governo propone addirittura di modificare la Costituzione nel famoso Titolo V. Quello approvato a livello prima parlamentare e poi con referendum nazionale appena nel 2001. In altre parole una riforma mai applicata per colpa dei Governi che si sono susseguiti dal 2001 ad oggi e che si propone di annullare andando contro alle regole più elementari di uno Stato democratico.
La situazione in Italia
Spettacolo triste di un Paese senza futuro, senza speranze, sempre più vecchio, senza strategie per rinascere. L’unica Riforma che potrebbe portare un po’ di vita ed energia a questo Paese con sempre meno nascite e sempre più morti, di fronte ad un disastro demografico dove le pensioni attuali sono pagate dai lavoratori giovani di oggi, non solo non vuole modernizzare il Paese e il suo sistema obsoleto e centralistico di Governo, ma addirittura vuole andare contro lo spirito regionalista della Costituzione garantito dall’art 5 della Costituzione; un comportamento quasi sovversivo.
Il dubbio
Il sospetto quale è? Ma evidentemente quello che non si voglia controllare la spesa pubblica e il debito. Il federalismo, e non solo quello fiscale, sono strumenti potenti per dividere responsabilità e competenze, colpe e meriti nella gestione della cosa pubblica. In altre parole un impareggiabile strumento di controllo della spesa pubblica a favore dello Stato e dell’Unione Europea, a favore di chi lavora e non accetta di buttare via il guadagno in spese inutili, a favore di chi vuole efficacia ed efficienza nella spesa pubblica.
Uno scenario apocalittico per l’economia
Possiamo quindi dire con tranquillità che se il Governo riuscirà ad attuare questo disegno centralista tipico di un sistema Paese arcaico, inefficiente, senza controlli sulla spesa di chi spreca, ebbene a questo punto il danno enorme di Covid arriverà all’apoteosi, a livelli oggi ancora inimmaginabili.
E a pagare saranno i nostri figli che si troveranno ad abitare nell’unico Paese del mondo che continua a regredire invece di innovarsi. Nel mentre ci faranno credere che le colpe di uno Stato incapace di governare, basti il recente esempio vergognoso della sanità calabrese commissariata dallo stato, sono degli enti locali e regionali. Una presa in giro che ci costerà tanto. La pagheremo cara!