Una grande macchina organizzativa si è messa in moto dall’inizio dell’emergenza per garantire continuità anche alla formazione universitaria. L’intero settore della didattica dei vari atenei italiani è stato sfidato a trovare in tempi rapidissimi soluzioni innovative. Per un tipo di formazione che fa del confronto e dell’interazione con gli studenti in presenza il suo punto di forza, in un’età in cui i giovani sono impegnati a modellare il proprio futuro professionale e la propria vita da adulti. E’ questo che rende la scuola viva.
Scuola viva tra docenti e alunni
Le responsabilità in campo non sono quindi meno decisive di quelle che hanno riguardato gli altri settori della formazione in Italia. Docenti e studenti sono stati chiamati ad agire entrambi con responsabilità. Per tutelare il valore di quello che avviene normalmente nella aule universitarie.
La riflessione sulla scuola viva
Quando ho iniziato a riflettere su come adattare i miei corsi alla realtà determinata dall’emergenza mi chiedevo quale sarebbe stata la risposta degli studenti. Esisteva già la consuetudine dell’utilizzo di piattaforme più o meno interattive per lo scambio del materiale didattico, ma si è sempre trattato di un ausilio alla formazione in aula, non di un suo sostituto. Negli ultimi anni, inoltre, l’impegno per promuovere nuove forme di didattica con l’utilizzo di strumenti innovativi per l’interazione e l’apprendimento aveva già coinvolto a più livelli il corpo docente, ma non si era mai trattato di sostituire il contatto in aula con altre forme di partecipazione.
Didattica innovativa
Eppure tutto questo è stato oltremodo utile. Dagli strumenti per promuovere la partecipazione di gruppo a distanza alle piattaforme per la discussione interattiva. Dallo story telling – raccontare storie per rendere la comunicazione dei contenuti più efficace -, al problem solving – sfidare gli studenti a trovare da sé le soluzioni ed applicare gli strumenti proposti all’analisi di casi concreti –, l’impegno verso una didattica innovativa ha permesso di fare fronte ad una sfida impegnativa.
Il ruolo del docente nella scuola viva
Un docente di solito orienta la propria lezione sulla base della risposta degli studenti. Scruta i loro volti per capire se il messaggio è efficace e se viene recepito. Stimola la loro attenzione proponendo domande e avviando la discussione in aula. Certo, a seconda dei contenuti formativi, l’interazione si svolge in modo diverso e le materie umanistiche in genere si prestano di più alla discussione e al dibattito di quelle più strettamente ‘scientifiche’, tuttavia un buon docente sa quando è necessario cambiare registro e stimolare gli studenti con domande e approfondimenti e quando invece è il momento per introdurre nuovi contenuti formativi.
Le problematiche
Tutto questo, se non è venuto del tutto meno, tuttavia fortemente modificato dalle modalità di erogazione a distanza. Se gli studenti ‘presenti’ on line sono pochi, è possibile almeno vedere i loro volti e stimolarli ad interagire anche a distanza. Ma se sono tanti, e la maggior parte tiene la modalità video e audio disattivata, per evitare problemi al collegamento o per difficoltà di connessione, allora il docente può ritrovarsi a parlare con le proprie ‘slide’ e fatica molto a comprendere se gli studenti seguono e sono coinvolti adeguatamente.
La formazione nella scuola viva
Quando la formazione è su temi come l’etica e il benessere degli animali, di cui mi occupo e che coinvolge studenti sia italiani sia stranieri, per cui la discussione e il confronto divengono fondamentali, la mancanza di contatto ‘reale’ può diventare ancora più condizionante. E la discussione di gruppo tra loro può diventare una vera e propria sfida. Eppure gli studenti hanno risposto con un entusiasmo ed una responsabilità spesso superiori alle aspettative, partecipando attivamente alla ricerca di soluzioni creative e stabilendo contatti nuovi tra di loro.
La discussione
A volte è stato possibile addirittura dare vita ad una modalità ‘intimistica’ di interazione con loro, quando hanno preso coraggio e hanno stimolato loro stessi la discussione, determinando così le condizioni per ricreare quel clima autentico di crescita intellettuale ed umana che dovrebbe sempre essere il primo obiettivo della formazione nelle aule accademiche.
Certo, c’è sempre chi sfrutta le debolezze del sistema e approfitta della modalità a distanza per ‘registrare’ la propria presenza, ma fare altro nel frattempo. Ma si tratta di una minoranza che anche in aula, soprattutto quando i corsi sono a frequenza obbligatoria, si siede nelle file in fondo e si occupa di altro, mentre il docente si sforza di interagire con tutti.
L’impegno dei docenti per la scuola viva
E, certo, ci sono anche docenti che potrebbero migliorare le proprie modalità di interazione, e che da questa emergenza hanno ricevuto una spinta fondamentale in questa direzione, perché, è importante ricordarlo, il mestiere di docente non si acquisisce solo attraverso la conoscenza dei contenuti da erogare. Per questo, negli ultimi anni, c’è una attenzione sempre maggiore alla formazione del corpo docente universitario anche in merito alle modalità di insegnamento, perché la ‘performance’ didattica è pur sempre una sfida e può essere molto impegnativa, se si interpreta il proprio lavoro con responsabilità ed impegno.
Gli studenti
Gli studenti, per lo più, paiono aver apprezzato gli sforzi ed aver partecipato, in una accorata condivisione delle difficoltà, al processo di conversione di una formazione che nasce precipuamente per essere erogata in presenza. Alle volte necessario rinunciare ad alcuni contenuti formativi. Altre volte è stato necessario rimodularli, ma nel complesso è stato un momento più di crescita che di fallimento. Ha permesso di fare un salto in avanti nell’impiego di strumenti che possono affiancare egregiamente la didattica in presenza anche nel futuro e aiutare ad integrare le forme tradizionali di insegnamento.
Didattica in presenza e scuola viva
Soprattutto, da ultimo, è stata una lezione per tutti, per riconoscere il valore della didattica in presenza. Non solo perché forma persone predisposte al dialogo e alla discussione e non meramente ad assorbire contenuti. Ma anche perché permette agli studenti di confrontarsi e crescere tra di loro. Di studiare assieme e affrontare le sfide del percorso formativo condividendo le difficoltà e le conquiste.
Gli occhi e i volti degli studenti, le loro domande e le loro incertezze, sono ciò che davvero ispira il lavoro di un docente. E lo motiva a dare il meglio di sé.