Novanta, il numero associato alla paura: “la paura fa novanta”, ma anche alla forza “un pezzo da novanta”. Alchimia di un numero che significa molto per il mondo del rugby e del Top 10. È infatti in palio lo Scudetto numero novanta, dopo che il titolo di Campione d’Italia 2019/2020, non è stato assegnato a causa della sospensione provocata dall’emergenza Corona Virus. La prima volta nella storia della Federazione Italiana Rugby.
Top 10 e un inizio strano
L’inizio del Campionato Italiano TOP 10 è stato posticipato a ieri per consentire alle Società di adeguarsi alle modificazioni previste dal nuovo Protocollo della FIR, per quanto riguarda l’organizzazione degli allenamenti e l’attività agonistica. Nella simbologia dei numeri è proprio con l’interpretazione legata alla forza, al pezzo da novanta, che noi amici e appassionati di questo bellissimo sport, vogliamo e dobbiamo interpretare l’avvio del Campionato. Peccato che su 5 partite ne siano state disputate solo 2 per via del Covid.
Il pensiero sul Top 10
Ho chiesto ad alcuni amici in giro per l’Italia cosa ne pensassero di questo inizio con molte incertezze: ripresa a porte chiuse e protocolli severi per proteggere la salute, preparazione anomala nel periodo del lockdown – non tutte le squadre hanno avuto le stesse possibilità – un limite che potrebbe creare notevoli disuguaglianze. Ho cercato anche di approfondire con loro la realtà di alcune Società.
Ecco le risposte che mi hanno regalato
Cominciamo con Rovigo dove “tutta la città è in meta”, con le parole di Antonio Romeo, Team Manager del Femi CZ Rovigo. “Il campionato è sicuramente il più incerto di sempre, non tanto in termini di risultato quanto in termini di reali possibilità di giocare. La domanda da porsi non sarà quindi “chi vincerà lo Scudetto”. Ma, piuttosto, “si riuscirà a giocare e a portare a termine il campionato?”.
Le società
Smarcato questo punto che, in realtà, verrà gestito di settimana in settimana, le squadre stanno facendo non poca fatica ad organizzare i corretti carichi di lavoro per i giocatori, sia a livello fisico che a livello mentale. Ci si può allenare ma non con la stessa intensità di quando si scende in campo ogni domenica, i giocatori vanno stimolati a dare il meglio ma senza superare il limite delle richieste possibili, altrimenti poi si rischia una sorta di “rigetto” in quanto, appunto, manca il momento importante e di verifica settimanale durante il weekend.
Come vi state muovendo nell’organizzazione degli impegni?
“Il nostro Coach, Umberto Casellato, ci fa lavorare con programmazione di 5 settimane in 5 settimane ma, in quest’anno, hanno funzionato solo le prime 5, quelle del preseason, dopodiché, tra date fantasma e rinvii, non siamo mai riusciti a tenere fede a quelle che erano le nostre idee di pianificazione. Abbiamo iniziato il secondo blocco di 5 settimane, siamo riusciti a fare l’amichevole con il Reggio Emilia, alla presenza di quasi 1000 tifosi, segno che la voglia di rugby in città è sempre altissima, poi la Coppa Italia non l’abbiamo giocata e il campionato ora è rinviato, senza pubblico e, ovviamente, senza un minimo di ritmo partita.
E le altre formazioni?
“Anche le altre squadre, come noi, hanno diverse difficoltà: dall’attenzione per i possibili contagiati o contatti di contagiati, alla complessità di tenere alti ritmo e concentrazione, a problemi anche di natura organizzativa ed economica (Medicei e San Donà hanno rinunciato al campionato, altre hanno iniziato la preparazione tardissimo), la situazione non è rosea. Ora, il problema più grosso da gestire è che ci si prepara tutta la settimana per una partita, si fa una strategia di gioco, i ragazzi sono carichi e non vedono l’ora di giocare, lo staff è carico, ma il rischio che uno o due giorni prima venga sospeso tutto è molto alto e crea un alto senso di frustrazione che non giova a nessuno”.
Rovigo, come si sta preparando ad affrontare questo singolare campionato?
“Rovigo, grazie all’impegno e agli sforzi della Società presieduta dal Comm. Zambelli, si prepara ad affrontare un campionato di vertice, questo è il nostro obiettivo. Non sarà facile per noi perché, giocare nella città in mischia ma senza la mischia, e cioè senza i tifosi che, come tutti sanno, a Rovigo sono davvero il sedicesimo uomo in campo, sanno ricoprire i giocatori di un affetto “diverso” dalle tifoserie delle altre città, sarà una prova difficile da superare perché, nei momenti “caldi del match”, senza il nostro pubblico, che ci dà sempre un po’ di energia in più, dovremo trovare dentro di noi gli stimoli per reagire”.
Top 10 e Rugby Mogliano 1969
Ora andiamo a Mogliano, altra grande realtà veneta. Maurizio Piccin Presidente del Mogliano Rugby 1969, nella lettera inviata ad amici, tesserati e sostenitori, allo scopo di affrontare al meglio una crisi che coinvolge la società civile e lo sport, scrive. “Lo Sport è innanzitutto un fenomeno sociale, perché, assieme alla famiglia ed alla scuola, crea le condizioni affinché i nostri giovani crescano. Testimoniando, nella loro vita, i valori che acquisiscono facendo sport”.
Quali sono i punti basilari di questa missiva?
“La nostra volontà, oggi più che mai, è quella di continuare l’attività in ogni modo ci sarà concesso di farlo. Tenendo aperti gli impianti per accogliere, giorno dopo giorno, gli staff e gli atleti. Perché questa volontà possa realizzarsi abbiamo bisogno del contributo di tutti, dei volontari, dei tesserati, degli sponsor e dei sostenitori. La mission del Mogliano Rugby è interpretare il nuovo profilo di una società sportiva moderna. Che attraverso lo sport, praticato in modo vincente, possa trasmettere alle generazioni che crescono i propri valori fondanti”.
Il caso Roma
E ora facciamo un salto a Roma, dove Corrado Mattoccia, Presidente e Fondatore del Museo del
Rugby, “Fango e Sudore”, una delle collezioni più straordinarie al mondo, si confida. “Purtroppo, sono anni che le squadre iscritte al massimo campionato italiano hanno importanti disparità una dall’altra, vuoi per questioni meramente economiche oppure per questioni storico/territoriali.
Con il Covid questa forbice tra le prime 4/5 squadre si è ulteriormente allargata. Basti riflettere sul fatto che piazze rugbistiche come quella Aquilana oppure quella Catanese sono scomparse dagli scenari nazionali. Io sono convinto che gli ultimi vanno aiutati più dei primi. Per rendere più interessante l’intero torneo e per consentire alle più forti di confrontarsi con squadre di un livello maggiore.
La Lazio Rugby è una delle squadre che ha ufficializzato la rosa tra le ultime. Proprio perché l’incertezza del momento non permetteva di spendere, anzi di investire prima che fossero definite le date di inizio dei campionati. Questo fatto la pone sicuramente tra le svantaggiate del torneo. Ha però dalla sua, uno staff preparato ed agguerrito. Carlo Pratichetti è uno che non molla mai nemmeno quando l’acqua ha superato la gola e sta costruendo una squadra di gladiatori. Sono convinto che riuscirà a colmare il gap con le altre squadre molto presto”.
Realtà diverse per uno Scudetto numero 90 all’insegna della volontà. Facciamo nostro l’auspicio contenuto nella lettera del Presidente Mogliano Rugby Maurizio Piccin. “Verrà un domani, nuovamente normale, e guardando indietro potremo ricordare, con orgoglio, di avercela fatta e questo rimarrà indelebile nei nostri ricordi”.