Pochi giorni dopo la decisione del Governo di richiudere i teatri, come già avvenuto la primavera scorsa, il cuore di Gigi Proietti ha cessato di battere. Quasi che per lui fosse un nuovo dolore troppo forte da reggere. Proietti è stato uno degli artisti più poliedrici della storia dello spettacolo italiano, raggiungendo livelli altissimi in ogni arte praticata dal cinema alla televisione, non disdegnando la musica.
Gigi e il teatro
Ma il teatro era casa sua, il suo regno incontrastato, il suo amore più grande e probabilmente era ciò che preferiva fare. Sul palco di un teatro, da giovanissimo, capì che non avrebbe fatto l’avvocato. Il padre per lui sognava una laurea in Giurisprudenza, percorso che Proietti aveva intrapreso dopo il liceo classico anche con profitto, solo che tra un esame e una lezione di diritto, seguiva corsi di teatro e si dilettava a cantare con successo fino all’alba nei night della Capitale.
Una capacità innata
A teatro si cibò dei classici, da Aristofane a Shakespeare, acquisendo una cultura che molti ignoravano, ma, di fatto, Proietti è stato uno dei nostri attori più colti e raffinati. Era di un livello così alto che riusciva a duettare e a tenere testa a mostri sacri come Carmelo Bene e Vittorio Gassman, guadagnando ben presto la loro stima. Ma la vera grandezza di Proietti consisteva nel saper passare dalle prose più raffinate al teatro più popolare. Sapeva incantare il critico più severo e preparato, così come far morire di risate una platea di borgatari.
Al tempo stesso, come per magia, poteva compiere l’azione inversa: calamitando l’attenzione dello spettatore più popolare con un testo impegnato e facendo sghignazzare quello più colto con una barzelletta farcita di parolacce. Ma anche le parolacce in bocca a Proietti non erano mai volgari, perché l’artista romano era così elegante da rendere piacevole qualsiasi esibizione.
Gigi e quel duetto con Rascel
Il suo nome salì agli onori delle cronache nel 1970, quando venne chiamato da Garinei e Giovannini per sostituire Domenico Modugno nel musical Alleluja brava gente. Il grande Mimmo aveva lasciato la compagnia dopo una lite furibonda con Rascel, l’altro protagonista della commedia. I due erano troppo primedonne per andare d’accordo. Così, Garinei e Giovannini chiamarono il giovane Proietti che aveva già lavorato in alcuni sceneggiati televisivi e a teatro si era formato con attori del calibro di Arnoldo Foà e Giancarlo Sbragia. In più, Proietti aveva delle doti canore non indifferenti, qualità indispensabile per recitare e duettare in un musical, genere di grandissimo successo nel nostro Paese negli anni ’70.
Sostituire Modugno e duettare con Rascel avrebbe potuto bruciarlo, invece Proietti si mangiò la scena e divenne di colpo popolarissimo.
Gigi one man show
A quel punto la sua ascesa fu irrefrenabile, alternando, come detto, teatro impegnato e spettacoli più popolari. Nel 1974 rimarrà memorabile una sua Cena delle beffe con Carmelo Bene. Nel 1976 s’inventò, insieme al commediografo e scrittore Roberto Lerici, A me gli occhi please, il suo spettacolo teatrale di maggior successo che introdusse in Italia gli one-man show. In A me gli occhi please Proietti incantava il pubblico per tre ore con una alternarsi di teatro alto e popolare. Lo spettacolo iniziò quasi per scommessa per riempire un vuoto improvviso nella programmazione del teatro Tenda a Roma e poi proseguì, in una prima fase, per tre anni con oltre 1.000 repliche e sempre con il tutto esaurito. Negli anni successivi, poi, ripresero le repliche dello spettacolo.
Il cinema
In contemporanea, si aprirono le porte del cinema. Proietti spaziò da lavori impegnati sotto la direzione di registi internazionali come Altman, Lumet ed Elio Petri, passando pure per un giovane Tinto Brass, a film più popolari dove diede, però, il meglio di sé. Ci piace ricordare il meraviglioso Casotto di Sergio Citti e quello che sarà il suo più grande successo: Febbre da Cavallo di Steno. In quest’ultimo film Proietti interpreta Bruno Fioretti, soprannominato Mandrake, scommettitore incallito di cavalli, un personaggio che entrerà di diritto nella storia del cinema comico italiano. Febbre da Cavallo fu accolto freddamente dalla critica, mai benevola con Steno (padre dei fratelli Carlo ed Enrico Vanzina) un grande regista che andrebbe riscoperto, ma trovò poi la gloria nei decenni seguenti, diventando un film di culto.
Gigi e Gasmann
Ma della vita cinematografica di Proietti non possiamo dimenticare la sua performance in Brancaleone alle crociate di Mario Monicelli dove interpreta ben tre personaggi, mettendo in luce le sue doti di trasformismo.
Una parte della critica ha contestato a Proietti, vista l’immensità dell’attore, di non essere riuscito a ritagliarsi uno spazio adeguato al cinema. La considerazione è vera solo in parte. Forse il cinema italiano, da un certo periodo in poi, ha colpevolmente ignorato Proietti. Ma è anche vero il fatto che l’attore romano, pur dividendosi in una miriade di attività, ha sempre dedicato la maggior parte del suo tempo al teatro.
La televisione
In mezzo a tutto ciò, non possiamo dimenticare il Proietti televisivo, protagonista di serie di successo, su tutte Il maresciallo Rocca che per cinque stagioni realizzerà record di audience. Ma oltre al popolarissimo maresciallo, Proietti sarà protagonista, sul piccolo schermo di altre fortunate serie (Italian restaurant, Una pallottola nel cuore, L’avvocato Porta e Preferisco il paradiso) ed anche di spettacoli come, solo per citare i più famosi, Fatti e fattacci, Fantastico 4 e Cavalli di battaglia.
Gigi e la voce
Non possiamo non menzionare l’attività di doppiatore. Di Proietti è la voce di Stallone in Rocky. Così come, in più di una volta, ha doppiato star come De Niro, Paul Newman, Kevin Kostner, Kirk Douglas, Anthony Hopkins e tanti altri. Premiato come miglior doppiatore nel film Disney Alladin rubando lo spazio a Robin Williams (nell’originale) restando nei cuori di tutti come “il Genio”.
Un’eredità pesante
Ma l’eredità più importante che ha lasciato Proietti è soprattutto nel teatro italiano. A lui si deve una direzione illuminata dello storico teatro Brancaccio di Roma, dove creò una scuola teatrale che, negli anni, ha lanciato attori come Enrico Brignano, Patrizia Reggiani, Flavio Insinna e Giorgio Tirabassi. La direzione del Brancaccio gli verrà poi scippata in modo poco elegante da Maurizio Costanzo. Solo in questo caso, nei suoi oltre sessanta anni di attività, Proietti parlò male di un collega, probabilmente a ragion veduta per il torto subito.
Dopo l’esperienza del Brancaccio, Gigi Proietti diede vita ad un ambizioso ma riuscitissimo progetto: la creazione del Globe Theatre, un teatro shakespeariano, costruito a pochi passi da Villa Borghese a Roma, dove vengono riproposti dal 2003 i classici del grande drammaturgo inglese.
Mai avrebbe potuto immaginare Proietti, nella sua pur sfrenata fantasia, che a Shakespeare l’avrebbe accomunato la particolarità di nascere e morire nello stesso giorno: il 23 aprile per il bardo dell’Avon e il 2 novembre per lui.