A molti il nome Jan Stoeckart non dirà nulla. A tanti, invece, lo stacco di una sua canzone farà riemergere ricordi di un dolcissimo passato. Parliamo di un artista olandese che nel 1966 pubblicò una canzone jazz dal titolo “Pancho”, chiamando a raccolta, per la sua esecuzione, fior di artisti, su tutti Otis Redding. Non poteva sapere Jan Stoeckart che Pancho, quattro anni dopo, sarebbe diventata la sigla di 90° minuto, una delle trasmissioni più popolari della RAI e, ad oggi, la seconda più longeva dopo la Domenica Sportiva.
La sigla di 90° minuto
La canzone fu scelta da Remo Pascucci, grandissimo giornalista radiotelevisivo che amava stare dietro le quinte e coordinare i programmi. Pascucci era un appassionato di musica jazz, da qui la scelta azzeccata e raffinata del brano di Stoeckart. Condivideva la passione per lo sport con il collega e conterraneo Maurizio Barendson. Entrambi erano napoletani e appartenevano alla scuola di giornalisti sportivi partenopei che vedeva nel mostro sacro Antonio Ghirelli il principale esponente.
La necessità
Pascucci e Barendson erano entrati da pochi anni in RAI, che, all’epoca, era un laboratorio di idee, popolato da autori geniali, e stavano pensando ad una trasmissione che potesse sfamare gli affamati di calcio dopo la fine della partite.
Serviva un programma che colmasse l’enorme intervallo di tempo che intercorreva tra la fine di Tutto il calcio minuto per minuto, il programma radiofonico che trasmetteva la cronaca delle partite, e la Domenico Sportiva che, invece, faceva vedere i filmati dei gol e delle azioni più salienti.
L’attesa e poi…90° minuto
Gli appassionati dovevano aspettare quasi sei ora per gustarsi i gol in televisione. La Domenica Sportiva, poi, andava in onda dopo le 22, in un orario dove, nell’Italia a cavallo tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70, molti erano prossimi ad andare a letto, mentre i giovanissimi lo erano già da un po’, costretti dai genitori.
Come nacque
Nacque così l’idea di creare un programma che mostrasse una sintesi delle azioni salienti delle partite di serie A, dopo circa un ora dalla fine. Bisogna tenere presente che, all’epoca, tutte le partite venivano giocate sempre la domenica e tutte alla stessa ora (alle 14 e 30). L’idea era quella di anticipare la visione dei gol, allargando, al tempo stesso, il numero di telespettatori.
La prima puntata di 90° minuto andò in onda il 27 settembre del 1970. Il programma partì come sperimentale ma, visto l’enorme successo, diventò uno degli appuntamenti più importanti per i tifosi.
Paolo Valenti, un mito
In studio la conduzione era affidata a Barendson e Paolo Valenti, anche lui coautore del programma, che, dopo aver letto i risultati e relativa classifica della giornata del campionato appena conclusa, si collegavano con i campi dove gli inviati, dopo una breve descrizione della partita, facevano partire i filmati.
La coppia si divide
La coppia Barendson-Valenti si sciolse nel 1976, quando in RAI avvenne una divisione netta tra i canali, che non erano più primo e secondo, ma diventarono RAI1 e RAI2, ognuno con le proprie redazioni e, soprattutto, ognuno con un proprio indirizzo politico: la prima più vicina alla Democrazia Cristina, la seconda alla sinistra. Nel giro di pochi anni sarebbe arrivata RAI3.
Nasce Domenica Sprint
Sulla seconda rete Barendson prese subito la guida della redazione sportiva e ideò altri due programmi rivoluzionari: “Domenica Sprint” e “l’Altra Domenica” con Renzo Arbore.
Alla guida di 90° minuto rimase così il solo Valenti che, liberato dall’ingombrante presenza del collega e amico, divenne a tutti gli effetti il protagonista.
90° minuto passa alla storia
Gli anni della trasmissione con Valenti al timone passeranno allo storia come quelli di maggiore popolarità, anche perché il programma oltre al naturale successo derivante dalla voglia di vedere i gol da parte dei tifosi ne trovò un altro, del tutto inaspettato, legato agli inviati dai vari campi.
I grandi personaggi
Così la trasmissione si trasformò, negli anni, in un teatrino degno della migliore commedia all’italiana. I vari inviati conquistarono uno dopo l’altro una fetta di popolarità e diventarono, insieme ai gol, le vere star del programma. Tonino Carino da Ascoli Piceno o Gianni Vasino da Genova tra i più popolari. Altri come Marcello Giannini da Firenze non riuscivano a celare nel commento della partita il tifo per la squadra del cuore.
C’era anche chi riusciva a rimanere serio ed impassibile come Ferruccio Gard da Verona o Emanuele Giacoia da Catanzaro. O altri come Gino Rancati da Torino che pronunciava lo juventino Caùsio con l’accento sulla u perché così lo chiamava l’avvocato Agnelli. A Torino s’alternava con Rancati il più giovane Cesare Castellotti che indossava, non si sa per quale motivo, delle giacche di un paio di taglie sotto la propria.
Il più pirotecnico era Luigi Necco da Napoli che faceva il suo intervento dallo stadio San Paolo di Napoli circondato da un nugolo di ragazzini festanti, arricchendolo sempre con qualche battuta. Famosissima al riguardo la sua “Milano chiama, Napoli risponde”, riferita al dualismo Napoli-Milan ai tempi di Maradona. Necco, tra l’altro, coltivava in segreto una passione per l’archeologia che lo porterà negli anni a ritrovare il tesoro di Troia che l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann aveva scoperto e che poi era stato rubato e portato in Russia.
La bravura di Valenti a 90° minuto
Valenti dirigeva da maestro i suoi inviati, a volte stimolando le loro gag, altre reprimendole. Il risultato era gustosissimo e irrepetibile. Gli anni migliori di 90° minuto dureranno fino a ottobre del 1990, quando, sconfitto da un male incurabile, Paolo Valenti morirà dopo 20 anni di conduzione. Con la morte di Valenti il programma perderà forza e fantasia e, soprattutto, il suo vero padre. Si succederanno negli anni nuovi conduttori: Fabrizio Maffei, Giampiero Galeazzi, Marco Mazzocchi e il compianto Franco Lauro, solo per citare i più noti.
90° minuto non sarà, però, più lo stesso, complice anche la rivoluzione televisiva che ha colpito il calcio, spalmando le partite su più giorni. La fine della sacralità domenicale, con tutte le partite in contemporanea, e la fine dell’esclusività della visione dei gol, toglieranno al programma il suo spirito originario.