Non si danno pace le categorie che già avevano pagato un carissimo prezzo durante il lockdown di primavera. Le ultime misure restrittive hanno un sapore che richiama il periodo che ha preceduto il lockdown vero e proprio: le misure in atto con l’ultimo DPCM rimarranno in vigore fino al 24 di novembre, ma davvero ci si aspetta che in poche settimane la curva dei contagi si riabbassi in modo confortante da permettersi un “sereno Natale” di nome e di fatto? Le ultime restrizioni in realtà sembrano essere state accolte come un vero e proprio affronto alle categorie maggiormente colpite (ristorazione, attività sportive e mondo dello spettacolo) e alla necessità di lavorare. Vicenza ne è un esempio.
Le differenze
A differenza del primo lockdown, questa volta il livello di stress è ancora più alto. Ora più che la paura a farsi strada è la rabbia, rabbia per scelte di cui si fa fatica a vedere un senso quando molti di noi sono stanchi (si parla infatti di fatigue da pandemia) e impoveriti dal blocco dell’economia di questi mesi (sono oltre 90.000 le imprese che hanno chiuso dall’inizio della pandemia).
A Vicenza
E infatti negli ultimi giorni, sono numerosi gli esempi di manifestazioni spontanee per tutta Italia. A Vicenza in Piazza dei Signori per due giorni hanno manifestato esponenti del mondo della ristorazione, dello spettacolo e della politica a suon di “non vogliamo i bonus, vogliamo lavorare”. Per quel che riguarda il mondo della ristorazione e della vita notturna, la situazione è complessa e si respira una cattiva aria.
I ristoratori a Vicenza
“La sensazione è che le nuove direttive ovviamente non possano tenere conto di ogni singola realtà” – dice la titolare della storica pizzeria attiva dal 1976 “Las Vegas” di Cesuna, sull’Altopiano di Asiago – “ma è altrettanto naturale che questo abbia delle conseguenze a catena per ognuno di noi. Siamo passati da 120 a 60 coperti, come tutti siamo passati all’utilizzo di tovaglie monouso e come tanti non abbiamo voluto alzare i costi per non gravare sulla clientela, ma adesso con i nuovi ‘orari’ imposti siamo costretti al solo asporto per la sera.
Il nostro caso è particolare: l’Altopiano attira ancora il turismo da molte province e quest’anno proprio a causa del Covid-19 il turismo sembra aver subito un’inversione di marcia: molti hanno preferito affittare la casa per un anno, abbattendo i mega costi dedicati ai mesi di altissima stagione proprio per scappare anche dalla pandemia. Percettivamente la montagna è diversa… Adesso però davvero non sappiamo cosa aspettarci. Per andare avanti, si dovrà fare leva sulla solidarietà del paese. Saranno loro a darci una mano assaporando la nostra pizza anche se a casa. Vedremo.”
Le interviste
Solidarietà. Dall’Altopiano fino a in centro a Vicenza, sembra essere la parola chiave. Rappresentativo è l’esempio del Bar Borsa, storica realtà del centro città, come sottolinea il titolare Damiano Salmeri: “Abbiamo fatto enormi sacrifici in questi mesi pensando sempre ai nostri dipendenti e collaboratori”.
Ma non è questo mese a preoccupare: “Se già dopo la chiusura della prima parte dell’anno alcuni di noi hanno perso investimenti che si potranno recuperare nei prossimi 5 anni, se ci dovesse essere una seconda chiusura, che comunque temiamo, molti potrebbero non rialzarsi più. Sopravviviamo grazie alle persone del territorio. Il turismo ovviamente è azzerato e questo tipo di comunicazione dovrebbe essere incentivata. A Natale? Comunque ci arriveremo sarà meglio fare un acquisto in meno su Amazon e rivolgersi alle nostre realtà. Solo così potremo alimentare l’indotto che tiene vivo le nostre realtà”.
Ristoratori storici a Vicenza
Pochi giorni fa Massimiliano Trevisan del locale Alle Erbe nell’omonima piazza fa presente che in questi mesi nessuno tra circa un centinaio di collaboratori che gravitano nei locali della piazza è risultato positivo. Un dato interessante soprattutto se si riuscisse ad avere approssimativamente un numero di clienti che passano per la piazza.
“Il momento è particolare e difficile, non esiste una ricetta magica. Una situazione pandemica da gestire è complessa. Non dipende nemmeno dal colore del partito di turno in carica” conclude Damiano Salmeri.