Il mare Mediterraneo, in particolar modo, quello orientale si sta trasformando in una vera e propria polveriera bellica, a causa della forte presenza di ritrovamenti di idrocarburi nella zona marittima, non solo anche l’espansione strategico militare da parte della Turchia, intenzionata a espandersi sul piano geopolitico-strategico nella martoriata area di mare del Mediterraneo.
Il mare interessa la Turchia
La Turchia, ad esempio, non ha preso di buon occhio l’accordo firmato nel mese di agosto tra Grecia ed Egitto sull’utilizzo delle risorse disponibili nella zona economica esclusiva come petrolio e gas. Trattato che era già nell’aria, tanto che Ankara qualche anno prima la Turchia firmava un memorandum d’intesa con la Libia sulla delimitazione della zona economica esclusiva e della piattaforma continentale. Difatti, Atene ha subito accelerato l’accordo con l’Egitto.
Il mare adesso
Oggi, però, la situazione nell’area marittima, di cui si sta trattando, sta preoccupando molto la Grecia e l’Egitto. Come la stessa comunità internazionale, per gli atteggiamenti quasi minacciosi della Turchia stessa. Che potrebbe supportare lo tsunami di jihadisti, come ha dichiarato il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi. Quest’ultimo ha avvertito i suoi omologhi di Atene e di Nicosia (capitale di Cipro) del grosso rischio di infiltrazioni di gruppi terroristici. Questo dopo il vertice con il presidente greco Kyriakos Mitsotakis e il Primo ministro cipriota Nikos Anastasiades, tenutosi a Cipro.
La preoccupazione del numero uno del governo egiziano non riguarda solo la presenza della Turchia in ogni conflitto regionale. Ma anche l’uso da parte di Erdogan dello strumento della religione islamica. In questo contesto l’Egitto ha messo in guardia la Grecia da una probabile ondata di azioni terroristiche sul suolo ellenico.
La situazione militare
Alcune testate giornalistiche come Ta Nea e il Greek City Times hanno riportato la segnalazione preoccupante di un giornalista armeno di origine siriana Abraham Kasparian che ha rivelato, durante la sua trasmissione televisiva, che la Turchia stia reclutando mercenari siriani da inviare al confine greco. Qualora l’allarme lanciato dal giornalista armeno fosse veritiero, allora credo che debba essere la stessa comunità internazionale a dover intervenire. E chiedere alla Turchia dei chiarimenti ed evitare che venga dato ossigeno a gruppi terroristici di stampo jihadista.
La crisi del mare
Di certo, stiamo attraversando un periodo di profonde crisi nell’area marittima mediterranea. Dove sembra di essere circondati da tante polveriere. Tra cui la più pericolosa quale la pandemia che, dopo una breve pausa, è ritornata sulla scena mondiale. Ora è il momento in cui l’intera famiglia umana. Turchia e altri attori dell’area orientale del Mediterraneo, devono pensare a lottare uniti con il nemico numero che non guarda in faccia nessuno. Cioè il coronavirus.