Era il 26 settembre quando il Sindaco di Arcugnano (VI) Paolo Pellizzari ha messo in atto insieme alla giunta uno screening veloce (gratuito e su base volontaria) per gli studenti: un progetto da 13.000 euro che ha permesso a 800 studenti di effettuare uno screening veloce per il Covid-19. Il primo comune in Veneto a coordinare un’iniziativa simile che, per il Sindaco, sarebbe da proporre non solo in tutta la ragione ma, perché no, in tutta Italia.
Arcugnano e l’istruzione
E se in queste ore la posizione della Ministra Azzolina su una possibile richiusura delle scuole è ferma su un secco “No!”, la scuola e l’istruzione rimangono tra i settori che in questi mesi hanno pagato un prezzo altissimo, gravando sull’organizzazione familiare degli studenti, sui trasporti ma soprattutto sul futuro degli studenti stessi che rimane incerto.
L’intervista al Sindaco di Arcugnano
E mentre a livello centrale e regionale si discute sul da farsi a seguito delle ultime direttive definite, abbiamo intervistato proprio Paolo Pellizzari per approfondire come l’iniziativa “Modello-Arcugnano” si possa proporre come intervento concreto e scientifico per dare una risposta all’emergenza sanitaria:
Un bilancio della vostra iniziativa dopo tre settimane?
“Bene per ora dal momento che su 450 test non è emerso alcun caso di positività. Il campione è significativo per cui siamo davvero contenti. Un grande risultato sia a livello di prevenzione che di controllo”.
Un’iniziativa unica in Italia: qual è stata la reazione da parte delle istituzioni? Avete ricevuto l’attenzione secondo lei adeguata?
“Sì, abbiamo ricevuto il pieno appoggio dell’ULSS che è intervenuta con un’organizzazione impeccabile. Abbiamo potuto contare sul coordinamento da parte della Croce Rossa, della Protezione Civile ANA Arcugnano.I volontari sono stati determinanti, senza di loro non saremmo riusciti ad organizzare così bene la giornata di analisi anti-Covid-19. Mi ha colpito quella che mi è sembrata indifferenza da parte dei media. Pensavo e ne sono ancora convinto che la nostra iniziativa sia stata rivoluzionaria e abbia tracciato una strada che per ora nessuno ha percorso, né prima e, purtroppo, né dopo di noi”.
Il “modello-Arcugnano”: lo ripeterebbe in altre città?
“Sì ma sembra che monitorare da vicino e con continuità gli studenti non interessi a nessuno. Eppure ora ci sono test molto efficaci, veloci ed economici che permettono il monitoraggio in continuo. Il Covid ci sta costando molto in termini economici e di sofferenze sociali eppure non si è ancora affermata la vera cultura della prevenzione e cioè lo screening preventivo dei soggetti a rischio ed in particolar modo degli studenti. Se pensiamo che un test costa 30 euro, il monitoraggio degli studenti di Arcugnano è costato sui 13.000 euro. Sarebbe interessante conoscere il costo di un ricoverato in terapia intensiva ma sono sicuro che costi molto di più. Pertanto non è solamente giusto prevenire ma è anche molto conveniente”.
Temete un secondo lockdown?
“Sì, tutti i dati in nostro possesso ci dicono che il pericolo è reale. Ci sono tutti gli elementi per scatenare un’altra tempesta perfetta: la stagionalità, l’arrivo dell’influenza, l’impossibilità di chiudere le attività economiche e produttive, la stanchezza e a volte la rassegnazione della gente”.
La scuola è un settore che insieme ad altri ha sacrificato molto in questi mesi: la didattica a distanza rimane un’opzione o una soluzione?
“La didattica a distanza è stata la risposta migliore ad un’emergenza che ci ha sorpreso e trovati impreparati a marzo. Ora sarebbe una sconfitta e cioè la dimostrazione che in 6 mesi non siamo riusciti a trovare una risposta adeguata al Covid in termini di organizzazione scolastica e più in generale di prevenzione sanitaria. Spero sia proprio l’estrema ratio. Noi sindaci abbiamo fatto tutto il possibile per adeguare le strutture scolastiche. In un paio di mesi è difficile immaginare di fare di più di quanto abbiamo fatto. Certo restano problemi come quello del trasporto degli alunni. Ma cosa hanno fatto in questi mesi?
Dov’erano i ministri e tutti quelli che dovevano organizzare il ritorno dei ragazzi a scuola? Il trasporto è dal mio punto di vista il vero problema, basta guardare l’affollamento dei ragazzi sui bus e pensare che in mezzo a quella calca è probabile che almeno un positivo ci sia. Poi fanno sorridere le raccomandazioni di non invitare persone a casa propria quando si costringono i ragazzi a viaggiare in carri bestiame. E la soluzione non può essere quella di emettere provvedimenti che obblighino i mezzi pubblici a viaggiare al 50% dei posti perché in questo caso noi saremo costretti a chiudere il servizio di trasporto scolastico. Pensino invece a raddoppiare le corse e i mezzi a disposizione degli studenti e dei pendolari, almeno nelle ore di punta”.