L’amore per la lettura è un privilegio universale quanto intimo e profondo, arricchisce le nostre coscienze, ci rende liberi e creativi. Proprio per questo i libri sono stati spesso considerati pericolosi, bruciati o vietati. Nel semplice gesto di entrare in una libreria e scegliere tra i volumi esposti c’è tutta la nostra autodeterminazione di cittadini del terzo millennio. Come ogni settimana andiamo a curiosare tra i libri preferiti dai lettori. Settimana molto articolata, piena di conferme e novità assolute, dal sommo poeta Dante Alighieri, alla dettagliata analisi storica sugli anni della dittatura, alla potenza dorata della Crocifissione di Masaccio. Una bella lotta.
Ecco l’elenco dei titoli più venduti grazie alla classifica elaborata come sempre dalla Libreria Lovat con sede a Villorba (Treviso) e a Trieste
- Scurati – M. L’uomo della provvidenza – Bompiani
- Perrin – Cambiare l’acqua ai fiori – E/O
- Follett – Fu sera e fu mattina – Mondadori
- Rovelli – Helgoland – Adelphi
- Carofiglio – Della gentilezza e del coraggio – Feltrinelli
- Cazzullo – A riveder le stelle – Mondadori
- Barbero. -Dante – Laterza
- Muti – Le sette parole di Cristo – Il mulino
- Righetto – I prati dopo di noi – Feltrinelli
- Miller – I pesci non esistono – ADD
Lotta per i primi posti
Allora riprendiamo il viaggio che avevamo iniziato la scorsa settimana analizzando l’ultimo successo letterario di Antonio Scurati, Premio Strega 2019 con il bestseller: “M. Il figlio del secolo”. Lo scrittore napoletano, accademico e grande ricercatore, porta in libreria il seguito delle sue scrupolose inchieste: “M. l’uomo della provvidenza”. Servendosi di fonti storiche, alcune inedite, racconta le mire di Mussolini in relazione all’impresa coloniale africana. Il titolo è ispirato anche da un comunicato dell’agenzia di stampa tedesca Reuter che affermava nel 1926: “L’on. Mussolini sta ora assurgendo alla fama leggendaria di uomo che è inutile aggredire perché evidentemente protetto dalla Provvidenza”.
Dante lotta in vista dell’anniversario della sua morte
Gli echi delle celebrazioni dantesche del prossimo anno, già si sentono in libreria grazie a due libri dedicati al poeta. Del primo avevamo parlato la scorsa settimana Aldo Cazzullo: “A riveder le stelle. Dante, il poeta che inventò l’Italia” di Aldo Cazzullo. Un viaggio all’inferno, sui luoghi del nostro paese raccontati dal poeta. Cazzullo descrive l’eterna giovinezza della Divina Commedia che si rivolge a tutte le generazioni di lettori, messaggio universale che può aiutarci a decifrare anche le incertezze e le angosce dei giorni nostri. Illuminante la sua analisi: “L’Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni. Non è nata dalla politica o dalla guerra. È nata da Dante e dai grandi scrittori venuti dopo di lui”.
Barbiero lotta per il sommo poeta
Dante muore a Ravenna nel 1321, settecento anni fa, e di lui si occupa anche il professor Alessandro Barbero, storico e scrittore di grande spessore, molto noto al grande pubblico per le sue partecipazioni alle trasmissioni televisive. Abile e talentuoso narratore, esperto di Storia medioevale, ha vinto il premio Strega nel 1996 con il romanzo d’esordio, “Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo”. Ora esce in libreria con il suo ultimo lavoro intitolato semplicemente: “Dante”. L’autore ne tratteggia un profilo insolito e interessante accompagnando il lettore attraverso le abitudini, i costumi, la politica di uno dei periodi più affascinanti della storia: il Medioevo. Dante poeta immortale ma anche uomo del suo tempo, vagabondo esiliato, in viaggio tra metropoli commerciali e corti cavalleresche.
Il medioevo torna con Ken Follett
Chissà cosa direbbe Ken Follet anche lui in classifica da settimane e tornato alla grande con il suo nuovo romanzo: “Fu sera e fu mattina”, già successo editoriale, ambientato proprio nell’Inghilterra del Medioevo, “epoca di oscurantismi e ingiustizie” dichiara.
In questa lotta all’ultimo Medioevo conosciuto, appare come una luce nelle tenebre: “Le sette parole di Cristo”, il maestro Riccardo Muti in dialogo con il filosofo Massimo Cacciari. Incipit che viene da un dipinto che Muti e Cacciari hanno visto insieme a Capodimonte: La crocifissione di Masaccio. Opera straordinaria che apre come uno squarcio di luce la stagione rinascimentale. Il Cristo morente ha appena pronunciato la settima delle sue ultime frasi, affidando l’anima al padre.
Muti e Cacciari
Così agli autori tornano in mente: Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce, le sette sonate di Haydn che Muti diresse al Festival di Ravenna e che Massimo Cacciari ascoltò. È così che un dipinto straordinario diventa ispiratore di suoni, colori, atmosfere tra grandi pensatori.
Buona lettura.