Come oramai sapete, ogni settimana mi dedico a raccontarvi una potenziale esperienza di “gita” da fare nel meraviglioso scrigno del tesoro che è il nostro Veneto! I responsabili del settimanale si preoccupano che sia puntuale. Loro non sanno che mi diverto a scrivere, anche se ogni volta devo pensare di che luoghi narrare! Oggi, mi viene facile, molto facile, in quanto vado a ripercorrere l’ultima mia gita fuori porta che mi ha riportato a “navigare lungo la Laguna di Venezia in compagni del Comandante Francesco in “groppa” al suo Bragozzo, o per meglio dire Bragosso in Lingua Veneta!
Andiamo con ordine; cos’è un “bragosso?
Il Bragozzo (bragosso in veneziano), è stata la barca da pesca più diffusa nell’alto Adriatico fra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900. Quest’imbarcazione dal fondo piatto, infatti, si era dimostrata assolutamente perfetta per la navigazione in quell’area della laguna particolarmente caratterizzata da bassi fondali, brezze moderate ed acque poco mosse.
Il bragosso Sant’Alban
Il bragozzo di Capitan Francesco si chiama Sant’Alban e misura più o meno 15 metri ed è largo un quarto della sua lunghezza. Prima che venisse installato il motore, usava la vela al terzo con due alberi. Il Sant’Alban è costruito completamente in legno e con i suoi colori vivaci non vi sarà difficile riconoscerlo; giallo, verde e rosso, i colori erano una caratteristica dei bragossi, servivano ad identificare le famiglie a cui appartenevano!
Il Sant’Alban è un’imbarcazione eco-compatibile con l’ambiente lagunare. Pittoresca e tradizionale, grazie alle sue caratteristiche di chiglia poco profonda si possono raggiungere punti della laguna altrimenti non accessibili se non a remi
Si parte da Altino
La partenza dell’escursioni è da Altino, questo ci da la possibilità d’arrivare al molo in tutta tranquillità parcheggiando a pochi passi dalla partenza e ci consente di poter arrivare in laguna attraverso il suggestivo percorso del “Silone” ovvero il delta del fiume Sile, per capirci meglio. La prima Isola dove possiamo fermarci è esattamente quella che fu “storicamente parlando” la prima casa dei “futuri” Veneziani cioè Torcello!
Escursioni in Bragosso
Le escursioni in Bragosso possono essere molteplici, la Laguna da Nord a Sud offre innumerevoli possibilità in termini di tappe!
La mia fortuna è conoscere un certo “Rino”, una guida turistica nonché amico che ad ogni escursione ci delizia con aneddoti e storie raccontate con dovizia di particolari ed uno spirito goliardico che non ha pari. “Rino” sa di storia, d’arte, di botanica e fauna, se vi capiterà d’uscire in escursione con lui non ve ne pentirete!
Col bragosso fino a Pellestrina
Torniamo alla nostra gita: da Altino siamo arrivati a Pellestrina, ovvero abbiamo “circumnavigato” da sud a nord quasi tutta la laguna!
Partiti alle 08,30 ci siamo trovati di fronte un “cajgo che no ve digo” (una nebbia che non vi dico) stante le previsioni eravamo convinti che si sarebbe alzata da li a poco, in realtà ci ha accompagnato fin quasi Sant’Elena per poi diradarsi completamente e lasciare spazio ad un bellissimo sole proprio nel mentre stavamo per entrare in Bacino San Marco!
Navigando lungo il Sile
Onestamente non avevo mai navigato lungo il Sile con quella nebbia e devo essere sincero, anche così c’era un fascino quasi ancestrale, da amante di Venezia e della sua storia mi sono quasi immedesimato nei pescatori che nel marzo 421 lasciarono Altino per approdare in quel di Torcello al fine di fuggire da Attila e senza saperlo mettere le basi per fondare quella che poi sarà chiamata la Regina dei Mari.
Il Ponte Longo
Quando siamo arrivati al “Ponte Longo” che unisce Mazzorbo a Burano, quasi non si vedevano le sponde delle due rive, “gera proprio cajgo da tajar col colteo” (era proprio nebbia da tagliare con il coltello).
I veneziani di una volta
Mentre il sottoscritto stava godendo fantasticando di storia e veneziani d’un tempo, il resto della truppa si stava scaldando con un ottimo the caldo. E proprio quando si temeva che la giornata sarebbe stata irrimediabilmente guastata dalla nebbia ecco che come per magia proprio mentre stavamo per entrare in bacino San Marco un alito di vento e via.
La vista su Venezia
Il sole fece capolino da dietro le nubi ad illuminare sua maestà “El Paron” (Il campanile di San Marco) ed in lontananza sulla sommità della Punta della dogana i raggi di sole si riflettevano sulla palla d’oro che poi è una sfera di bronzo dorato sostenuta da due Atlanti, e raffigura il mondo. Sulla palla poggia la statua detta “Occasio” che rappresenta la Fortuna, la figura di “Occasio” rotea grazie al vento ed indica la sua direzione, ma simbolicamente, sta ad indicare anche la mutevolezza della fortuna stessa.
Bragosso e Venezia
Vedere Piazza san Marco arrivando dal bacino ha un fascino completamente differente rispetto ad arrivare “via terra”. Infatti è da considerare che la porta principale d’accesso a Venezia era proprio il mare. E proprio con quest’ottica tutte le prospettive erano state concepite dai Veneziani che hanno nei secoli impreziosito il “salotto” di casa!
E dal Bacino che si possono ammirare in un sol colpo prospettico in primis le due colonne con “sua maestà” il leone alato, che pochi sanno si tratta di una “statua” composita. Infatti in origine il famoso leone era un arpia alla quale sono state aggiunte le ali ed il libro. Quindi San Todaro, che anche in questo caso, pochi sanno che San Todaro è stato il primo protettore dei venetici appena giunti sulle acque della Laguna. Successivamente soppiantato da San Marco non appena sono state trasportate qui le spoglie del Santo, nell’anno 829.
Una curiosità
….. ecco lo sapevo adesso mi tocca raccontarvi una cosa che scommetto non sapete: passare in mezzo alle due colonne, o peggio ancora, fermarsi tra queste è/era accuratamente evitato dai veneziani. Infatti, all’epoca della “prima Serenissima” tra le colonne venivano effettuate gran parte delle condanne a morte. Sia per impiccagione che per squartamento e passare in mezzo porta “pegola” (sfortuna).
Dicevo che arrivando dal mare si vedono le magnificenze della Piazza, (che rammento è l’unica Piazza di Venezia, tutte le altre sono “campi”) le due colonne, el Paron, Palazzo Ducale e la torre dell’orologio!
A metà giornata a bordo del bragosso
Devo essere onesto, non so se riuscirò a finire quest’articolo, è difficile rispettare gli spazi quando parlo di Venezia. Arriviamo a meta della giornata! Torno indietro a Pellestrina che rappresenta il più meridionale dei due stretti litorali che dividono l’estuario dal mare Adriatico. Il versante orientale, quello che da sull’Adriatico, è rinforzato dai noti murazzi, con un’ampia e bellissima spiaggia sabbiosa molto tranquilla anche in estate. Verso sud si trova il bosco di Ca’ Roman, riserva naturale. Vi sorgono diverse località abitate, i principali centri sono Pellestrina paese all’estremità meridionale, e San Pietro in Volta verso la parte opposta. Altre località sono Santa Maria del Mare, Portosecco e Sant’Antonio.
Pellestrina
L’isola di Pellestrina fu abitata stabilmente, come tutti gli altri centri della laguna, in seguito alle invasioni barbariche che costrinsero le popolazioni dell’entroterra a rifugiarsi in luoghi più sicuri. Distrutta durante la Guerra di Chioggia, il doge ne avviò la ricostruzione inviando a tale scopo quattro famiglie chioggiotte (i Vianello, i Busetto, gli Scarpa e i Zennaro). A tutt’oggi questi sono i cognomi più diffusi dell’isola, e Busetti, Vianelli, Zennari e Scarpa sono anche i quattro sestieri in cui, da Sud a Nord, si divide Pellestrina paese.
L’enogastronomia
L’isola di Pellestrina è un luogo bellissimo, ideale per una giornata di relax. Si può mangiare in uno dei suoi deliziosi ristoranti di pesce e nella bella stagione fare il bagno in una spiaggia poco affollata. Avete presente la canzone di Bennato “L’isola che non c’è” ecco per me Pellestrina è un’po’ cosi. Un’isola fuori dal mondo sembra un posto al rallentatore quando arrivi, dove si respira un aria di cose d’altri tempi. Facendo pochi metri si passa dal vedere una Laguna calma e placida al mare con le sue onde increspate, da una parte vedi il barchino a remi e dall’altra una spiaggia rigorosamente libera con una capanna fatta di rami trovati sulla battigia portati da chissà quale mareggiata. Ti giri e senti parlare una lingua che è un misto tra Veneziano e “ciosoto”, bellissimo!
Buon week end a tutti ed alla prossima.