Gli unici ballottaggi in Veneto non hanno lasciato sorprese. Si votava per il sindaco a Castelfranco e a Portogruaro, in entrambi i Comuni ha prevalso il candidato della Lega, anche se con qualche difficoltà sul cammino.
Ballottaggi a Castelfranco
A Castelfranco, il comune più grosso, ha vinto il sindaco uscente Stefano Marcon. Si pensava ce la facesse al primo turno, ha dovuto attendere il ballottaggio: ha superato Sebastiano Sartoretto del Centrosinistra per 51 a 48%. Al primo turno Marcon aveva messo insieme il 47 per cento contro il 25. La Lega governa la cittadina trevigiana dal 2010, Marcon, imprenditore del settore autotrasporti, è al secondo mandato. Il suo elettorato si è mostrato particolarmente forte nelle frazioni.
Portogruaro
A Portogruaro il candidato della Lega Florio Favero ha vinto con 55% contro il 45 del suo avversario del Centrosinistra, Stefano Santandrea: 6290 voti contro 5145. Al ballottaggio il primo era andato col 30%, il secondo col 37 per cento. Ma a determinare il risultato è stato l’appoggio che la sindaca uscente, Maria Teresa Senatore sempre di Centrodestra, uscita dal primo turno col 26%, ha portato assieme alle sue quattro liste comprendenti anche Forza Italia e Fratelli d’Italia. La Senatore aveva deciso di correre da sola dopo una serie di logoranti polemiche consumatesi all’interno della destra in Consiglio comunale. Alla fine, come si è visto, successo del leghista Favero.
Venezia, anche senza ballottaggi ma con la giunta
Ma ad attirare l’attenzione politica veneta – in attesa che Zaia faccia conoscere la composizione della sua giunta regionale – è stata la formazione della nuova giunta del Comune di Venezia. Luigi Brugnaro è stato confermato al primo turno senza ballottaggi e ha portato in dote, questa volta, un’affermazione ancora più consistente della sua lista Fucsia. Un’altra dimostrazione che in questo caso, come soprattutto in quello della Regione, il candidato ha contato molto di più dello schieramento che lo ho sorretto.
Polemiche
Aldilà delle polemiche se il centro storico ha o non ha votato compatto Brugaro, restano i numeri di un successo che non può essere messo in discussione. Brugnaro ha, comunque, dovuto fare i conti con un’alleanza diversa rispetto alla volta precedente e ha dovuto quindi tenere conto di una più evidente presenza in giunta della Lega di Salvini.
Le alleanze
Anche se la Lega a Venezia non ha goduto dell’effetto Zaia e si è fermata al 12% replicando quasi i risultati di cinque anni fa, quando la lista leghista ottenne il 9 e quella civica collegata di Bellati il 3 per cento. Solo che adesso si è trattato di un’alleanza politicamente più sottolineata e resa importante dal mancato effetto boom di Fratelli d’Italia e dal calo netto di Forza Italia
La giunta
Brugnaro ne ha profittato per varare una giunta con qualche novità rispetto al passato. Prima di tutto introducendo un vicensindaco leghista, Andrea Tomaello, con deleghe tra le altro al Porto e allo Sport.
Completano la giunta: Silvana Tosi (Sicurezza), Sebastiano Costalonga (Commercio). Massimiliano De Martin (Urbanistica), Laura Besio (Personale), Michele Zuin (Bilancio), Francesca Zaccariotto (Lavori pubblici), Paola Mar (Toponomastica, Università). Renato Boraso (Traffico), Simone Venturini (Turismo).
New Entry
Le novità sono Costalonga, Tosi e Besio. Il primo è presidente regionale UGL, a sorpresa si è imposto in lista scavalcando e eliminando di fatto quello che doveva essere l’uomo forte della Lega, l’on. Alex Bazzaro. Da sottolineare il successo della Zaccariotto che cinque anni si era candidata sindaco appoggiando poi Brugnaro al ballottaggio e ora è passata a Fratelli d’Italia. La Zaccariotto per la Lega era stata sindaco di San Donà e presidente della Provincia di Venezia.
Brugnaro, che ha tenuto l’assessorato alla Cultura, ha anche nominato cinque consiglieri delegati: Paolo Romor (avvocatura civile), Enrico Gavagnin (sicurezza urbana), Alessandro Scarpa “Marta” (rapporti con le isole e mondo della pesca), Giovanni Giusti (tutela delle tradizioni) e Paolino D’Anna (rapporti con i cittadini).
Le urne hanno lasciato fuori assessori di peso come Giorgio D’Este che aveva la Sicurezza e uomini importanti per la lista Fucsia, come il giornalista Maurizio Crovato.
Un risultato senza ballottaggi
Nessun dubbio, però, il risultato ha messo in evidenza la forza personale di Brugnaro e della sua lista, capace di essere non soltanto la prima forza cittadina, ma anche di tenere a freno certe ambizioni degli alleati.
Le opposizioni
E sul fronte opposto? Giornate difficili. Il Centrosinistra e soprattutto il Pd hanno provato a fare l’analisi di una sconfitta pesante, soprattutto alla Regione dove Zaia ha scavalcato nettamente il 70% dei consensi. Qualcuno ha detto che i candidati, specie Lorenzoni alle regionali, erano stati praticamente abbandonati dal Pd; qualche altro ha provato a cercare i responsabili della debacle. Per ora è tutto fermo, è il momento della riflessione.
Il PD
Certo sono stati commessi a sinistra errori grossi, sia nella scelta dei candidati, sia nel sostegno non evidentemente all’altezza della situazione. Il politologo Feltrin è stato impietoso nell’analisi che, però, non è piaciuta ai destinatari. Una cosa si può dire senza sbagliare: il Pd in una situazione complicata avrebbe dovuto più pensare al futuro che a un presente segnato; avrebbe potuto puntare su un giovane, meglio se su una donna, e costruire sull’entusiasmo la squadra da formare. Non ha avuto il coraggio, neppure ha avuto la forza che in passato è stata determinante. Ha perso la faccia, nemmeno con dignità.