1587: Giacomo Bigai è “livellario” dei signori di Panigai e produce vino e frumento nella località di Barco, oggi frazione di Pravisdomini. Un documento reperito da Luigi Zanin tra le carte del Fondo Panigai -conservato all’Archivio di Stato di Udine- attesta in maniera inequivocabile come la famiglia Bigai in quell’epoca, e probabilmente già da tempo, producesse vino in qualità di affittuaria delle terre feudali di Panigai nella forma del “livello”, un istituto giuridico in uso dal Medioevo all’800 che prevedeva il pagamento di un affitto in denaro o in natura al proprietario. La formula livellaria veniva di solito attribuita ad agricoltori esperti, e comportava un rapporto fiduciario superiore e di maggior durata rispetto a quello dei mezzadri e la possibilità di riscattare la proprietà.
La storia dei Bigai
Ma è con l’arrivo degli austriaci nei domini ex-veneziani, a seguito del Trattato di Campoformido (1797), che Giovanni Bigai fa il “salto di qualità” sociale, divenendo esattore delle tasse dovute ai nuovi conquistatori dagli abitanti di un vasto territorio, come attesta una lapide presente sul campanile della chiesa parrocchiale di Barco. La stessa torre campanaria ricostruita a spese dell'”exactor”, si acquistano molte terre dell’ex-feudo Panigai -caratterizzate da una composizione calcarea che dona ai vini corpo e struttura non comuni- e la tradizione vinicola della famiglia prosegue e si affina.
Il DNA
Cinque secoli e più di viticoltura rappresentano un DNA di gusto, sapienza e qualità che ben pochi produttori possono vantare. Umberto Biagi classe 1948 diploma di enologo nel 1970, giusto mezzo secolo fa, prosegue dando una svolta ulteriore e originale all’azienda, tanto che il Maestro Davide Liani direttore del conservatorio veneziano “Benedetto Marcello” lo ha definito “Il poeta del vino”.
Tagliamento terra dei Bigai
Questa zona è territorio di selva e della valle del Sile (un piccolo corso d’acqua del Basso Friuli omonimo di quello che bagna Treviso) e i terreni adiacenti a questo fiume hanno caratteristiche di argillosità sì, ma anche di particolari carbonati che emergono da substrati antichissimi; poi una base di ghiaiosità derivante dai letti alluvionali dei vari fiumi che vanno dal Tagliamento al Livenza. Una terra di confine con la Doc del Lison-Pramaggiore da un lato e a qualche chilometro Friuli Grave Doc e dell’altro Piave Doc. Tra i rossi di Bigai ci sono il Refosco dal peduncolo rosso, Malbech (unico del Friuli Doc), Franconia, Merlot e Cabernet Franc. Tra i bianchi il Riesling italico, Tocai, Malvasia ed uno speciale Spumante di Rieslin “Prà dell’Oro”. Un’azienda molto forte sul mercato austriaco e tedesco.
Le specialità
Tra le caratteristiche dell’azienda la cura per il vino Novello, una delle voci più forti dell’export della Bassa Pordenonese. Nel secondo semestre del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente l’export del Novello è aumentato tra il 15-18%. Soprattutto in Austria e Germania riuscendo anche a penetrare in nuovi Paesi della Mitteleuropa. Durante l’estate 2019 organizzati alcuni incontri nell’azienda di Umberto Bigai a Barco di Pravisdomini. Ai quali hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria della regione Carinzia e altri dalla Baviera.
Il novello dei Bigai
Bigai che ha chiamato il Novello “Primizia di Barco” crede molto in questo prodotto: “Ormai lo si può bere tutto l’anno perché è un prodotto di elevate qualità organolettiche e strutturale. Alcune aziende locali hanno mantenuto le regole della tradizionale vinificazione carbonica e con le uve a macerare un mese circa. Il “Vin piccolo” come veniva chiamato oltre che nell’Europa centrale registra un altissimo gradimento anche nel nostro Paese. Ha un sapore fruttato che ben si adatta alla cacciagione ed ai formaggi”.