L’unica vera birra è quella artigianale. La “provocazione” arriva da Unionbirrai, associazione che ha lanciato una campagna dedicata al lavoro dei piccoli birrifici indipendenti. Sono loro infatti che hanno rivoluzionato la qualità del panorama brassicolo italiano. “La vera birra non è quella prodotta dai grandi marchi industriale, ma quella artigianale, frutto del lavoro di oltre 800 piccoli birrifici indipendenti – spiega Giampaolo Sangiorgi, coordinatore del team Eventi, Marketing e Comunicazione di Unionbirrai –. Sono loro i maestri del bere, che ogni giorno si rimboccano le maniche per portare nel nostro bicchiere un prodotto di qualità superiore, che ha saputo rivoluzionare il mondo della birra italiana”.
Le caratteristiche che rendono unica la birra artigianale come il rispetto della tradizione, la passione e la tecnica che identificano ogni mastro birraio e il lavoro di squadra quotidiano all’interno dei singoli birrifici. Artigianalità è inoltre sinonimo di versatilità: ogni realtà brassicola indipendente produce birre con caratteri personali e stili diversi, ognuno con una sua anima e le sue peculiarità.
Birra artigianale, i numeri in Italia
Le piccole realtà artigiane stanno infatti vivendo con enorme difficoltà questo periodo e si organizzano (o potenziano) il proprio canale distributivo online per resistere. Lo scoglio più importante, dopo saper fare un buon prodotto (e non è scontato), è sempre quello distributivo. E a Nordest si sperimentano varie soluzioni. I birrifici in Italia sono circa 900, con una media di produzione molto bassa, circa 600 ettolitri. La quota di mercato di birra artigianale nei consumi nazionali è pari al 3,7%.
Il fenomeno microbirrifici è “scoppiato” nel 2015 con la nascita di numerose piccole aziende artigianali, l’anno scorso invece c’è stata una leggera flessione nel numero. “A distanza di 5 anni stiamo assistendo al consolidamento delle imprese – prosegue Ferraris -. Non nascono più realtà come una volta, ma ora le aziende cominciano a strutturarsi e a mettere in atto azioni commerciali importanti”. I birrifici associati a Unionbirrai sono 40 in Veneto, 11 in Friuli e 10 in Trentino. Il Triveneto è un territorio estremante interessante, dove vi sono realtà di livello altissimo, e consumatori attenti alla proposta di birra di qualità”.
A Treviso c’è 32 Via dei Birrai
Tra i nomi storici troviamo la trevigiana 32 Via dei Birrai, fondata nel 2006 a Pederobba, e pluripremiata nei concorsi internazionali. Oggi vende 3mila ettolitri l’anno, con il 20% della produzione che va all’estero, i mercati migliori sono Giappone, Cina, Canada e Francia. Qui la scelta è stata fin da subito di creare una propria rete commerciale, che ora impiega 64 collaboratori in tutta Italia.
Con Loreno Michielin a fondare il microbirrificio trevigiano furono Alessandro Zilli, ingegnere appassionato di homebrewing, e Fabiano Toffoli, mastro birraio. Oggi sono sette i dipendenti e tutto viene lavorato nel Trevigiano. La distribuzione è solo nel canale Horeca. “La grande distruzione è un canale difficilissimo da occupare per birrifici artigianali – spiega Loreno Michielin, tra i fondatori della e oggi direttore commerciale del microbirrificio -. Meglio puntare allora su ristoranti ed enoteche, dove c’è voglia di raccontare e ascoltare il prodotto”.
32 Via dei Birrai ha tre negozi monomarca “Beer Shop Bistrot” negli outlet di Noventa di Piave (Ve), Castel Guelfo (Bologna) e Serravalle Scrivia (Alessandria), chiusi in questo periodo. Oggi è sempre più attiva la distribuzione online.
Fin da subito è stata riservata estrema cura al packaging delle bottiglie. “Bisogna colpire all’inizio l’occhio, poi assaggiando senti il valore del prodotto – prosegue Michielin -. Serva un imprinting visivo e degustativo, unici e coerenti. La scelta del formato, solo da 75 cl e oltre, è per distinguersi dalla birra delle multinazionali. Nonostante la pressante richiesta da parte dei nostri clienti per 33cl. La scelta del magnum è per invitare a bere la birra insieme”.
Birrificio Crak a Padova
A puntare esclusivamente nella consegna diretta, gestita attraverso l’e-commerce per privati e locali, è stato il birrificio di Campodarsego (Padova) Crak Brewery. Nato nel 2012 con Marco Ruffa, Anthony Pravato, Claudio Franzolin, Giorgia Pravato, si è imposto in breve tempo a livello internazionale per la qualità della produzione e numerosi premi. A febbraio scorso è stata varata la nuova modalità distributiva, unici in Italia e tra i pochi in Europa. “Dopo alcune settimane dall’avvio la risposta dei clienti è stata soddisfacente – spiega Franzolin, responsabile commerciale -. Stiamo andando molte bene. Abbiamo deciso di specializzarci con uno stile preciso, così possiamo offrire un prodotto di maggiore qualità e gestiamo solo via e-commerce le consegne”.
Crak Brewery, con 7mila ettolitri venduti nel 2019 (export al 5%), è tra i primi 10 birrifici artigianali italiani. Si sono specializzati in una determinata tipologia: le birre luppolate. Ma queste hanno due nemici: la temperatura alta e luce. Quindi la scelta della lattina e la distribuzione con vettore refrigerato, dalla produzione all’indirizzo di consegna è garantita la catena del freddo. L’uso della lattina (da 0,4 l) permette poi di realizzare confezioni molto curate sotto l’aspetto estetico. L’anima di Crak è la TapRoom, il locale dove vengono servite e spillate le birre prodotte. E presto se ne aggiungerà un altro, il Crak Casana a Padova con la ristrutturazione di un casale di campagna.