Un grande giornalista musicale racconta la sua esperienza teatrale. Non avrei mai pensato di andare in giro per teatri e piazze a raccontare la storia di Joe Cocker, ma – ricordava John Lennon – “la vita è ciò che ti capita mentre stai progettando tutt’altro”. Io avevo in cantiere due o tre libri, uno, sulla storia di Guido Toffoletti, bluesman veneziano, l’ho finito poco prima del lockdown, altri verranno.
Il mio Joe e che porto sul palcoscenico con la collaborazione del complesso “Zampa di Cocker”
Ma la proposta di Beppe Cabrio, pianista e violinista degli Zampa di Cocker band arrivò via Facebook. “Scriveresti qualcosa per i nostri concerti su Cocker?” Gli risposi subito di no. Poco tempo e poca voglia, e poi su Cocker avevo ben poco da condividere, a parte magari quella volta che.. quella volta che.. quella cosa che… uno dopo l’altro mi tornarono in mente alcuni episodi. Poi altri, poi collegamenti ed eventi che avevo dimenticato, e siccome se devi raccontare oggi una storia devi avere cose da raccontare che non siano su wikipedia, presi tempo. Forse qualcosa si poteva fare. Ci aggiornammo.
La scoperta dei Zampa di Cocker e di Joe
Intanto andai su internet a sentire come suonavano questi “Zampa di Cocker”. Non ho mai amato le tribute band, mentre sulle cover non ho preclusioni. Tutta la storia del rock è fatta di furti, ispirazioni e rifacimenti. Basta essere credibili. E questi musicisti che avevano messo insieme una grande band di una decina di elementi, con fiati, coriste, due tastiere, erano credibili, e bravi. Perfino il cantante. Gianpaolo “Zampa” Zanatta, un architetto con la passione del soul, interpretava il repertorio di Cocker come Cocker avrebbe apprezzato. Non “copiando”, interpretando.
Il “mio” spettacolo per Joe Coker
Scrivere testi per spettacoli di musica non era una novità. Avevo già un paio di lavori completi portati in scena in passato e qualche intervento mirato di presentazione di concerti tematici. Qui pensai una cosa diversa che avrei potuto proporre in prima persona per la parte racconto inserendomi nel concerto della band. Lo chiamai “racconcerto”. Quella di Joe Cocker è una storia straordinaria di sofferenza, successo, caduta e resurrezione, di eventi straordinari e piccole storie private, e incrocia tutta la storia del rock britannico e americano, con diverse curiose code italiane.
Chi era Joe Cocker
Nato a Sheffield in una Inghilterra da ricostruire dopo la guerra, idraulico con la passione della musica, Cocker era il tipico ragazzo inglese senza un soldo che cercava spazio vitale nella musica. Era la storia della sua generazione. E la sua si incrociava con quella dei Beatles, dei led Zeppelin, dei Rolling Stones, fino a che non apparve a Woodstock chiamato dall’organizzatore convinto da un nastro registrato che si trattasse di un giovane esordiente nero americano.
Woodstock
Woodstock è la storia di una intera generazione, e si incrociò con un’altra grande avventura, lo sbarco sulla luna, e generò una grande quantità di artisti di grande talento, come Santana, o Crosby Stills Nash e Young, e momenti epici come la chitarra di Jimi Hendrix che stravolgeva l’inno americano.
Joe e Woodstock
Ma richiamò anche giovani che sarebbero diventati artisti di successo prendendo quella strada, come Billy Joel che andò a Woodstock solo per ascoltare Joe Cocker dopo aver comprato il suo primo album con quella straordinaria versione di “With a Little Help From My Friend” dei Beatles e la chitarra di Jimmy Page, futuro Led Zeppelin.
Come nascono le storie
Da lì in poi molte storie si incrociano. Alcune le ho vissute di persona, come il suo concerto notturno allo stadio di Bologna, altre me le sono fatte raccontare dai suoi vari impresari italiani, Francesco Sanavio e Mimmo D’Alessandro, altre si incrociano con ricordi sparsi che lo riguardavano, le chiacchiere con Ray Charles a Sanremo, le dichiarazioni appassionate di Zucchero a Bari, il duetto di Ramazzotti. E alla fine il racconto di Cocker di trasforma in una storia nella Storia, i sogni di una generazione, la musica che assorbe tutto e interpreta i tempi, gli alti e bassi di una carriera che diventano lo spunto per ricordare altro, il cinema, i premi, le ubriacature, l’importanza degli amici e le grandi delusioni, l’umanità e le sorprese e alla fine anche l’amore per una donna che riuscì dove i medici e i percorsi di riabilitazione avevano fallito.
Ciao Joe Cocker. Così ti voglio ricordare io
Fino alla scomparsa qualche anno fa, senza aver mai lasciato il palcoscenico fin quasi all’ultimo, completando così una grande, unica, storia rock, vissuta al tempo dei giganti. Raccontare questa storia con gli Zampa di Cocker a suonarla è un divertimento. Si gioca coi ricordi, le immagini, i colori, spesso variando lo schema per non ripetere due volte esattamente lo stesso spettacolo.
Com’è lo spettacolo
Il racconto è diviso in una decina di “quadri” che si alternano ciascuno a un paio di brani integrali del repertorio storico fino a comporre un misto di concerto e di storia raccontata. E’ un lavoro proposto con passione, che poi è l’unica cosa che conta, e che è suonato in maniera credibile e coinvolgente da ottimi musicisti. E che, finito il lungo lockdown, abbiamo ricominciato a proporre, come accadrà il 6 novembre al teatro comunale di Monfalcone, finché ci sarà ancora un pubblico che ha voglia di storie da ascoltare e di buona musica fatta a mano e nata in un periodo irripetibile in cui tutto restava in eterno nella memoria e non… sepolto nella sim di qualche telefonino.