“Così tra questa
infinità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare!” Molti conoscono gli ultimi versi dell’Infinito del Leopardi. Perché inizio questo viaggio di scoperta di una nuova meta in Veneto con la fine di un canto leopardiano? Semplice, perché la personalissima mia sensazione ad ogni itinerario tra le terre Venete, m’ispira esattamente il sentimento che esprime il Leopardi in quei versi! In questo caso andiamo a Possagno.
Possagno anche senza il mare
Amo il mare che è sicuramente una delle componenti “cuore” della regione Veneto e l’idea di questo percorso di scoperta mi ricorda un po’ un peregrinar si dolce che non bisogna d’una meta, come potrebbe fare un marinaio che viaggia senza un punto d’arrivo ma gode d’ogni tappa, in quanto ogni porto è una meraviglia!
Ah il Canova
In questo caso, vi voglio narrare di un luogo che con il Leopardi ha sicuramente in comune il periodo storico! Considerando che parlo di Possagno ameno paesino a Nord di Treviso, noto ai più per i natali di Antonio Canova, ed essendo i due personaggi più o meno contemporanei, svelato l’arcano!
Possagno
Come dicevo, ai piedi del Monte Grappa sorge il piccolo borgo di Possagno (TV), piccole case immerse nel verde. Percorrendo la strada che conduce al paese natale di Antonio Canova, non si può non rimanere colpiti dal candido tempio neoclassico impossibile non notarlo anche da lontano: si tratta del Tempio Canoviano, la chiesa che Canova volle dedicare alla sua memoria ed alla sua Possagno.
Possagno e neoclassicismo
A Possagno tutto “parla” del genio del Neoclassicismo; ed è qui che sorge anche il Museo Gypsoteca Antonio Canova, uno scrigno che custodisce l’eredità storica ed artistica dello scultore.
Antonio Canova
Massimo esponente del Neoclassicismo, Antonio Canova (nato Possagno 1 novembre 1757 – morto a Venezia 13 ottobre 1822), è uno dei più importanti scultori italiani. Nato in una famiglia benestante di scalpellini, Antonio Canova assorbì sin da piccolo la magia della scultura. Alla morte del padre, fu affidato alle cure del nonno paterno, Pasino Canova, abile e noto tagliapietra. Dalla “bottega” del nonno, dopo esser stato notato dal nobile Falier durante i lavori di costruzione dell’omonima villa, Canova venne mandato a crescere presso la bottega di Giuseppe Bernardi.
Possagno e la leggenda
Si racconta che Canova, nel corso di una cena di nobili veneziani, si esibì nell’incisione nel burro di una magnifica figura del leone di San Marco; una talentuosa dimostrazione che suscitò la meraviglia dei convitati.
Il giovane Canova si trasferì a Roma dove ebbe l’opportunità di confrontarsi con i maggiori esponenti del nascente Neoclassicismo ed ammirare i capolavori scultorei della Capitale. Di questo periodo alcuni suoi capolavori: le Tre Grazie, la Maddalena Penitente, Amore e Psiche. L’eleganza delle opere canoviane echeggiò così forte che Napoleone Bonaparte corteggiò l’artista affinché questi diventasse suo ritrattista ufficiale; lo scultore rifiutò pur non tirandosi indietro nel realizzare, per il sovrano e per i suoi familiari, splendide opere; tra tutte, la nota Paolina Borghese della Galleria Borghese.
Nominato nel 1802 Ispettore di belle arti e antichità, dopo aver partecipato attivamente al recupero delle opere d’arte italiane in Francia, Canova venne insignito dal Pontefice del titolo di Marchese d’Ischia scegliendo come stemma del marchesato il serpente e la lira in memoria delle sue prime statue, Orfeo ed Euridice . Morì a Venezia a pochi passi da piazza San Marco.
Torniamo però alla scoperta dello scrigno di Possagno
In posizione privilegiata spicca tra la vegetazione la chiesa della Santissima Trinità di Possagno, meglio nota come Tempio Canoviano, per arrivarci, c’è una salita che parte di fronte alla gypsoteca, questa salita merita d’essere fatta non abbassando mai gli occhi!
Mano a mano che si sale il Tempio prende sempre più respiro, e quando arrivi nel piazzale antistante si scopre d’avere fronte a se una meraviglia!
Il mio ricordo
Devo essere sincero; ho scoperto Possagno pochi anni fa ed è stata una sorpresa inaspettata! Non voglio descrivervi Il Tempio Canoviano lascio a voi la scoperta, vi accenno solo che sembra di vedere in un’unica “opera” il Pantheon di Roma ed il Partenone di Atene: una combinazione di tre arti, Greca, Romana e Cristina, simbolo delle tre età della storia.Come dicevo all’inizio della salita c’è la Gypsoteca; andare a Possagno e non entrarci sarebbe un delitto!
La Gypsoteca
Concepita come una basilica che celebra la grandezza dell’artista, la Gypsoteca fu eretta da Giovanni Battista Sartori (1775-1858) in memoria dell’amato fratello per ospitare tutte le opere presenti nello studio romano dell’artista.
La struttura, gravemente danneggiata durante la Prima Guerra Mondiale, rimase chiusa fino al 1922; il colpo di una granata distrusse completamente alcuni gessi danneggiandone molti altri. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, per evitare ulteriori danni alle opere, la Gypsoteca fu completamente svuotata ed i gessi canoviani trasferiti all’interno del Tempio.
Risale agli anni Cinquanta il riallestimento del Museo nel rispetto dell’idea originaria, ad occuparsi della sistemazione e dell’ampliamento della Gypsoteca fu l’architetto Carlo Scarpa. Questi regalò al museo una nuova ala, più ariosa e luminosa che ancora oggi permette una miglior fruibilità delle opere ed un godimento delle stesse a tutto tondo.
Possagno e la sorpresa
Il colpo d’occhio quando si entra è sorprendente: si è colpiti dal candore dei gessi che risplendono illuminati dalla luce. Un’immersione completa nell’arte in cui ogni statua racconta la propria storia. La luce accarezza i gessi, li rende protagonisti, li riporta in vita così come fece la mano del loro creatore; frammenti di un progetto che preannuncia il lavoro finale, l’atto che vivifica il gelido marmo instillando il soffio della vita eterna. Emozioni che si affollano passeggiando nella storia dell’arte.
La casa del Canova
Posta all’interno del complesso museale è anche la Casa di Antonio Canova, tre piani in cui le stanze di susseguono una dopo l’altra con mobili, tessuti, divani, marmi, strumenti da lavoro ed effetti personali dell’artista.
Pochi sanno che Canova fu anche abile pittore, pur non avendo mai reso pubbliche le sue creazioni; un’arte che ricopre le pareti della casa natale di Antonio Canova offrendo al visitatore uno scorcio inedito sulla vita dello scultore neoclassico.
Per continuare
Se dopo la scoperta del Canova avete voglia di passeggiare ancora, sappiate che proprio dal tempio, parte un’altra bellissima escursione completamente diversa da quella artistica appena fatto, si tratta di un percorso relativo alla Grande Guerra, per l’esattezza si tratta d’andare sulle trincee del monte Palon. Ci sono diversi modi per raggiungere il Palon, la strada più lunga e impegnativa, è quella che parte da Possagno, ma, volendo, si può arrivare anche in macchina
Il punto di partenza della camminata è il Tempio del Canova. Sulla sinistra c’è una piccola strada asfaltata che sale nel bosco e dove si possono vedere le prime indicazioni per la nostra escursione: sentiero 195 Castel Cesil.
S’inizia a seguire la strada asfaltata e, poco dopo, all’altezza di un tornante, c’è il sentiero sterrato 195 che conduce a Castel Cesil.
Il sentiero è sempre ben segnalato e sale costantemente e abbastanza ripidamente nel bosco. A volte ci sono degli incroci con altri sentieri ma non c’è mai pericolo di prendere una strada sbagliata: le segnaletica è davvero ottima
Dopo qualche sosta per riprendere fiato, si arriva alla strada provinciale proveniente da Pederobba. Da qui si seguono i cartelli per il proseguimento del sentiero, in questo caso il numero 212 che condurrà al vicinissio Castel Cesil e al Monte Palon.
Dal monte Palon seguendo il sentiero che si intrufola all’interno di una trincea si arriva alla vetta. Qui si ha il primo assaggio di quello che si rivelerà più avanti il Monte Palon: una montagna che durante la Grande Guerra era un punto strategico di osservazione, con vista sulle Dolomiti, Piave e pianura veneta fino a Venezia.
Il percorso della memoria
Una volta raggiunta la croce con il rifugio, e fatte le foto di rito, si percorrere il Percorso della Memoria, voluto dal Gruppo Alpini di Possagno per onorare e ricordare la memoria di quanti in queste cime sono caduti durante la Grande Guerra.
Il recupero ha interessato il tratto che dal rifugio porta alla cima del monte Palon da quota 1200 a quota 1300 con la riapertura di oltre 1000 metri di trincee, 300 metri di galleria e la sistemazione di alcuni baraccamenti e appostamenti.
Qui vi consiglio di prendervi il vostro tempo e di visitare questo sito con calma. Camminate all’interno delle trincee e osservate il panorama dalle postazioni di avvistamento, poi entrate all’interno della galleria e raggiungete la parte più alta del Monte Palon dove è situato un piccolo bivacco.
Una volta in cima chiudendo gli occhi, con un’po’ d’immaginazione riuscirete a vedere questi luoghi con lo spirito d’altri tempi, dove le “scampagnate” erano tra le bombe e la vita non sorrideva, non serve dirlo, ma questi luoghi vanno visitati con rispetto, con infinito rispetto, memori di quanti hanno combattuto e sono morti per un ideale di patria, di fratellanza e di pace.
Per raggiungere la vetta a piedi e di buona lena ci vogliono almeno 2/3 ore ovviamente però c’è l’alternativa! Da Possagno in quindici minuti d’auto siete in cima, probabilmente i più preferiranno quest’opzione!
Ci vediamo alla prossima!