Mauro Zironelli si racconta a www.enordest.it. Lo fa senza nascondere nulla. Con l’umiltà che l’ha sempre contraddistinto. Dagli esordi con la maglia del Vicenza all’esperienza nell’Under 21. Poi gli incidenti. La Fiorentina. Il Venezia. Poi allenatore. Prima in terra friulana e poi in Veneto. Compì un miracolo. Portò il Mestre tra i professionisti. Poi approdò alla Juventus Under 23 e conobbe il “calcio”. Poi il Modena. E adesso tra Covid e futuro.
Mauro Zironelli: me lo disse Dunga, con me nel Pescara. Solo Sacchi non lo sapeva
A Mauro Zironelli era stato annunciato un anno prima che il Brasile nel 1994 avrebbe vinto i Mondiali negli Usa. Non glielo disse un cartomante o una sensitiva. Ma uno dei centrocampisti più forti della storia del calcio, vale a dire Carlos Dunga. Il campionato di calcio 1992-93 volgeva alla fine.
Chi è Mauro Zironelli
Classe 1970 dalla chioma bionda giocava nel Pescara assieme al fuoriclasse brasiliano. Ventisette anni dopo l’ex centrocampista berico ci ha voluto svelare questo segreto. “Prima di andarsene da Pescara destinazione Germania il “Cucciolo” (traduzione di Dunga) mi annunciò ‘guarda che l’anno prossimo alzerò con il Brasile la Coppa del Mondo’. Una persona che mi aiutò molto in quella stagione”. E così fu. Ne sa qualcosa Arrigo Sacchi che quel mondiale lo perse in finale proprio contro Dunga e compagni. Sconfitta ai rigori, per la cronaca. Con clamoroso errore di Roberto Baggio!
Le passioni e il calcio
Zironelli è un cinquantenne che ama raccogliere i funghi nel tempo libero (in un giorno due chili di porcini). Da calciatore ha indossato le maglie della Fiorentina, Pescara, Venezia, Chievo e Vicenza. Appese le scarpe al chiodo ha intrapreso la carriera dell’allenatore soprattutto nel Nordest a parte una parentesi nella Juventus under 23 e nel Modena. In carriera ha avuto come compagni di squadra oltre a Dunga, fuoriclasse del calibro di Gabriel Batistuta, Roby Baggio e Alvaro Recoba. A Pescara giocò con uno dei mister oggi più vincenti in Italia, Max Allegri.
Zironelli provi a dirci qualcosa di questi campioni..
“Batigol in campo dava tutto e da noi pretendeva tanto. Ricordo che mi spiegava come lanciargli il pallone, persona positiva e grandissimo permettetemi di dire vero attaccante. Baggio era schivo, molto serio ma trovare un aggettivo per definirlo è difficile. Appena vidi in allenamento Recoba pensai ‘questo con la palla fa quello che vuole’. Allegri? Era una bella mezzala che si inseriva bene e tatticamente intelligente, si capiva che avrebbe avuto una bella carriera da allenatore. Un ragazzo spassoso, schietto toscano con la voglia di divertirsi”.
Anche come allenatori non le è andata male. Per caso ha rubato loro qualche segreto visto che da anni anche lei siede in panchina?
Tatticamente De Biasi, Malesani e Novellino mi sono piaciuti. Come gestione dello spogliatoio Claudio Ranieri è il numero uno. Un elogio lo merita Bruno Giorgi perché era serio e concreto, a Vicenza lo chiamavano il “Kaiser”.
E oggi quale mister la sta impressionando di più?
“Quello che sta facendo Giampiero Gasperini a Bergamo è qualcosa di unico. All’estero in questo momento stravedo per Julian Nagelsmann del Lipsia e Imanol Alguacil della Real Sociedad. Dire che è bravo Jurgen Klopp del Liverpool non fa più notizia”
Parliamo di lei. L’anno scorso iniziò sulla panchina del Modena. Le chiedono di portare alla salvezza la squadra, a fine novembre vi trovate al decimo posto in classifica. Ma la esonerano: cosa è successo?
“E pensare che a Modena avevo vinto due campionati da giocatore ed ero contento di tornarci, purtroppo l’avventura è finita. Immagino che la società stesse vivendo una situazione di confusione totale in quanto in due mesi se ne sono andati via tre manager. Forse ho pagato qualche contrasto con i dirigenti. Il paradosso è che mi hanno mandato via dopo due vittorie consecutive. Acqua passata. Il calcio è pieno di controsensi”.
Mauro Zironelli, rimane in attesa di qualche chiamata?
“E’ la prima volta che sono fermo dopo 15 anni seduto in panchina. Ho avuto qualche colloquio. Il momento non è dei migliori, assistere agli incontri con stadi vuoti è davvero triste ed insolito.
In Veneto ha allenato tanto, cosa ci dici della tua esperienza friulana alla Sacilese?
“Sono uno che viene dalla gavetta so cos’è il sacrificio. L’esperienza a Sacile è stata positiva, la famiglia Presotto ha fatto ogni sforzo per fare il salto di qualità. Non sempre tutto va per il meglio però la voglia di fare bene in terra friulana c’è sempre stato e ciò fa ben sperare per il futuro”.
Poi arriva il “miracolo” Mestre. Dai Dilettanti ai professionisti. Che ricordi ha?
“Una sensazione magnifica. Una squadra fantastica e un’intesa perfetta con la dirigenza. Un solo problema. Lo Stadio Baracca. Inadeguato per il numero di tifosi che avevamo. Giocavamo a Mogliano. Solo tre partite a Mestre ma un campionato vinto con enorme merito. La partita col Vigasio sancì la promozione ma eravamo già tra i Pro in casa nostra. Ricordo la gioia e la fedeltà di ogni singolo giocatore. Un mix perfetto tra esperti e giovani. E poi l’emozione della Lega Pro. Partiti con l’idea di una salvezza tranquilla. E ci siamo giocati i play off. Peccato per quanto avvenuto dopo. Ma i ricordi sono indelebili”.
Mauro Zironelli, i vivai che fine hanno fatto in Italia?
“Ci sono confusione e preoccupazione da parte delle dirigenze. Ora dovrebbe emergere l’idea viste le difficoltà economiche, il sistema però sembra finito in un tunnel senza uscita. Nei vivai si potrebbe fare di più. C’è troppa paura di puntare sul giovane. Poi ci si meraviglia se Salisburgo e Lipsia hanno giovani favolosi in Youth League. Negli altri Paesi in merito esiste un’organizzazione che in questo momento ci mette all’angolo”.