Pier Paolo Baretta è un sindacalista e politico italiano, è Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze nel Governo Conte II. Ha già ricoperto la medesima carica nel Governo Letta, nel Governo Renzi e nel Governo Gentiloni. Si candida a Sindaco di Venezia contro l’uscente Luigi Brugnaro. Sostenuto e appoggiato da una coalizione di liste civiche. Dal PD a Idea Comune, per iniziare, a Ugo Bergamo. Per finire con Venezia è tua, Svolta in Comune, Idea Comune per Mestre e Venezia, Verde Progressista), oltre al sostegno di Azione di Carlo Calenda. Noi lo abbiamo intervistato.
Baretta, com’è questa campagna elettorale, certo la più anomala della storia repubblicana?
“Mi chiedo se possiamo chiamarla campagna elettorale. I due simboli più caratteristici delle campagne elettorali sono i Comizi, ovvero il riunire insieme molte persone e le strette di mano: esattamente ciò che non possiamo fare. Ne risulta alterato il confronto. Di conseguenza è una campagna faticosa e incerta”.
Quanto ha impiegato a decidere la candidatura?
“Qualche giorno. Si trattava di una proposta imprevista, nata dalla esigenza di dare una prospettiva diversa alla politica veneziana. Ma implicava anche una scelta personale. Mi sono convinto che era necessario dare una risposta ad una domanda positiva di una parte impostante della vita politica e sociale veneziana che vuole una alternativa”.
Baretta, cosa propone il suo schieramento per Venezia e terraferma?
“Una nuova idea di città che faccia tesoro della crisi attuale e ipotizzi un diverso modello di sviluppo fondato su ambiente, lavoro, sicurezza, vivibilità. Venezia è una città naturalmente sostenibile, che deve decisamente puntare al futuro”.
Resta sempre il problema di Mestre e della terraferma, trascurato e riemergente anche con vocazione autonomista?
“Mestre può diventare il fulcro della città metropolitana ed il centro direzionale dello sviluppo economico del territorio. Se Venezia insulare è senza alcun dubbio la capitale internazionale della cultura, Marghera deve diventare un grande incubatore di industria innovativa, ecco che Mestre può davvero svolgere il compito di rappresentare la parte direzionale della città”.
In che cosa la coalizione è diversa dalle precedenti?
“È una coalizione davvero ampia e finalmente convinta del proprio ruolo. E con programmi che si integrano tra loro. Sono tre aspetti che la qualificano come una proposta credibile di direzione politica della città. Una vera alternativa”.
Baretta, quali critiche muovete all’amministrazione Brugnaro?
“Una gestione superficiale ed approssimativa. A Venezia si dice: “stuco e pitura”. Venezia, al contrario, ha bisogno di una idea, di una visione, di una speranza. E poi guardiamo a quello che sta succedendo in questi giorni: Il comune sta realizzando tante e tante asfaltature e inaugurazioni che dimostrano il ritardo accumulato, quanta poca cura si è avuta per la città in questi anni. E poi il metodo di governo: oggi è in atto un accentramento di potere in mano ad una sola persona e questo è dannoso per la città. Troppi interessi privati del Sindaco è una gestione soggettiva sono un vero danno per la città. Io non ho interessi privati, non ho aziende, terreni o altri e penso ad un vero decentramento amministrativo che valorizzi il territorio”.
Salverebbe qualcosa di quanto fatto in questi cinque anni?
“Sì; le luminarie in piazza Ferretto e il ponte che collega le fondamenta nuove al cimitero per la ricorrenza dei morti. Ma il resto dov’è?”
“Cosa si aspetta dalle urne? I sondaggi indicano Brugnaro favorito. Avete la forza per uno scatto decisivo?
“Si. Questa forza è questa convinzione ci viene dalla partecipazione crescente dei cittadini e dalla voglia di cambiamento che sentiamo diffusa”.