Caro Direttore, si è persa a Venezia la giusta rotta. A mio parere la rotta si è persa per una serie di motivi il primo è che si deve puntualizzare fin da adesso che la Stazione Marittima attuale, è l’unica soluzione di ormeggio al momento disponibile, è che per continuare a raggiungerla si ha bisogno per rispettare il famoso decreto Clini / Passera di un percorso alternativo, Canale Contorta, Canale Vittorio Emanuele, altre soluzioni, nuove Marittime a Marghera o Dogaletto o Porto San Leonardo, non sono nel breve periodo disponibili, perché semplicemente fino a che la Marittima attuale non tornerà satura non se ne sentirà il bisogno e i finanziamenti continueranno a latitare se mai sono esistiti. Dopo questa crisi ci vorrà forse un decennio per parlare di saturazione, a livello da fare stare in piedi un ampliamento della Marittima attuale .
Una rotta da rifare
Quindi bisogna premere il tasto reset, e reimpostare la rotta, una soluzione che penso potrebbe offrire una nuova Pacifica convivenza tra Veneziani e Navi potrebbe essere un nuovo patto tra Città Metropolitana , Ministero Infrastrutture e Autorità Portuale che porti a migliorare il succitato Clini /Passerà estromettendo una volta completato il Canale Vittorio Emanuele, tutte le navi da crociera anche le piccole sotto le 40.000 ton, tutte le Navi, rimarrebbero fuori solo i Super Yacht che comunque devono raggiungere il bacino di Marittima per evolvere per poi posizionarsi in Riva degli Schiavoni con la prua verso l’uscita ma volendo anche questi potrebbero percorrere il Vittorio Emanuele per poi posizionarsi in Riva passando per San Marco una volta sola posizionandosi appunto verso l’uscita del Lido entrando da Malamocco via Vittorio Emanuele.
Quindi con la soluzione proposta tutto il traffico Navale di qualsiasi ordine è grado entrerà da Malamocco e uscirà da Malamocco , se vogliamo ciò anticipa la piena operatività del Mose poiché questo dovrà essere, quando infatti la grande opera idraulica sarà in funzione a pieno regime , l’unica chiusa che permetterà di entrare alle Navi è posta infatti a Malamocco.
Guerrino Manente, Fondatore del Gruppo Facebook Si alle Grandi Navi in Marittima a Venezia
La risposta
Gentile lettore, la convivenza tra Venezia e le Navi non si è mai consumata in oltre mille anni. Venezia è città d’acqua e sull’acqua, le navi sono sempre stata la sua essenza, la sua forza, Venezia le ha costruite, usate, vendute, ha portato in giro la sua ricchezza per il mondo di allora. In funzione delle navi aveva realizzato un’economia circolare: le foreste per il legno, l’Arsenale come immenso cantiere, gli operai specializzati, la forza per muoverle, il maneggio per fare buoni affari, la diplomazia per venderle e talvolta senza badare troppo alla fede o alla coerenza politica dell’acquirente.
La grandezza di Venezia è stata misurata sulla grandezza delle sue navi. E per farle arrivare ovunque non badava a spese, creava l’habitat nel quale potessero nascere e muoversi. Gran parte delle opere in laguna sono nate per riuscire a dare alle navi il fondale e la strada giusti. Il porto è stata la misura dell’importanza della città in tempi in cui la Serenissima non c’era più. Certo non è più quel tempo, altri porti hanno scavalcato Venezia, non ha aiutato il declino del Petrolchimico che per molti anni ha retto la struttura con livelli incedibili di tonnellaggio. Resta, però, un porto con un traffico consolidato.
Dice un grande esperto, Carlo Tonolo, la cui agenzia marittima con 100 anni di storia è la più antica della città, che da qualche tempo però si parla solo di crocieristica e si dimentica il porto commerciale e industriale che fanno da traino all’economia cittadina.
Venezia e una rotta
Il porto di Venezia ha sempre avuto un grosso handicap, quello del pescaggio. Lo aveva già all’epoca della Repubblica. Nell’ultimo periodo si usavano i “camei”, natanti che affiancavano navi con maggior pescaggio, le sollevavano artificialmente per arrivare al Bacino di San Marco. E’ rimasto un handicap, difficile da risolvere: i vecchi veneziani, ricorda Tonolo, dicevano “Palo fa paluo” ogni palo fa palude; qualsiasi alterazione può costituire un potenziale pericolo. Ma a Venezia ogni pietra è stata portata con le navi o con le barche, tutto è stato portato via acqua.
Trovare una soluzione
Adesso bisogna trovare soluzioni ai problemi, come per le navi da crociera soprattutto dopo quello che è successo. Senza dimenticare che sono in ballo cinquemila posti di lavoro. Non devono passare in Bacino San Marco e nemmeno nel Canale della Giudecca, ma è possibilissimo trovare un altro passaggio se si conoscono il porto di Venezia e la Laguna. La crocieristica è un’industria da rispettare. E’ lo stesso discorso che si faceva per le petroliere.
Malamocco
Lei parla di Malamocco dove tutto entra e tutto esce. E attribuisce al Mose capacità taumaturgiche ancora tutte da dimostrare. Può essere una soluzione. Il vero problema è non confondere Venezia con le Grandi Navi.