I giorni della “clausura”, dei bollettini di guerra riferiti alla pandemia Covid-19, sembrano paradossalmente lontani nel tempo. Collocati nella nostra mente autorigenerante in una lunga notte invernale, ostinata a non lasciare spazio alle stagioni future. In realtà il blocco delle attività e delle relazioni ha occupato ampi spazi della primavera e sta condizionando anche questa estate del 2020. Ricordiamo giornate dal meteo spesso gratificante, luminose e terse come non mai. Ma torniamo alla lunga notte nera nel colore e nello spirito. Una notte lunga in cui mi sono trovato salvato dalla vite.
Salvato con tanti pensieri
Troppi pensieri si accavallano, troppe emozioni si rincorrono. Ma la nostra azienda è sempre stata e sempre sarà espressione di una famiglia di vitivinicoltori. E il concretizzarsi della pandemia ha spostato l’accento in tempo reale sulla parte viticola. Cantina ibernata, blocco dei carichi di etichette destinate al mercato nazionale ed estero. Le mattine il rito della saracinesca che si alza, delle sequenze antiche di apertura degli uffici, della cantina, della bottega del vino e di quell’antico portone dalle braccia protese per accogliere amici e clienti di colpo spariti nel nulla. Mesi di blocco, solo in minima parte compensati da consegne a domicilio organizzate alla svelta e comunque limitate come le forze aziendali.
Salvato dalla vite e dalla vita
Il piacere di aver qualcuno da accudire, da plasmare, da curare, da accompagnare alla nuova vita del germogliamento. Le viti ci hanno salvato il corpo e la mente. Non ci hanno lasciato troppo tempo da dedicare ai cattivi pensieri, nei territori dell’ignoto, richiamati ogni giorno alle potature dei tralci, alle piegature dell’archetto più armonico, alle lavorazioni del suolo che si iniziava a scaldare. Nell’incertezza generale la certezza del ritmo della natura che non rimane nel campo ma che si porta in casa sul tavolo della cucina, della condivisione familiare. E i ragazzi rallentati e poi bloccati negli spostamenti continui, partecipi anch’essi, dopo tanti e-meeting, nel respirare lo scandire del tempo delle vigne, il lento risvegliarsi della terra, il continuo richiamo all’uomo a servizio della natura.
Dal buoi alla luce
Ci renderemo conto presto di quanto quel periodo così drammatico per gli effetti sanitari ed economici abbia fornito opportunità uniche di crescita personale. Da un osservatorio privilegiato come il nostro, fatto di spazi operativi e abitativi ampi, di una clausura mai vissuta visto gli spostamenti anche domenicali verso i vigneti sparsi in un raggio di 25 chilometri. Eravamo già attrezzati per il lavoro a distanza, la distanza da casa ai vigneti. Le preoccupazioni economiche le abbiamo vissute e le sentiamo ancora appieno. Il calo del fatturato e l’impegno a garantire lo stipendio ai collaboratori. Siamo una cantina che vive di clientela privata, di ristoranti, enoteche, di piccoli distributori sparsi per il mondo che via via ha chiuso le porte. Non c’erano i famosi canali della grande distribuzione. Anzi, il paradosso di conoscere i volti e le parole di ogni singolo cliente, improvvisamente irreperibile, ma così vicino nella mente e nel cuore.
Il sorriso di chi è stato salvato dalla vite
Decine di foto, di video dall’Italia e dall’estero ci sono arrivati con immagini di nostre bottiglie protagoniste in tavoli, salotti, verande. Volti sorridenti che ci mandavano il saluto, che volevano condividere un messaggio di speranza e di riconoscenza. In effetti il vino, il frutto del nostro lavoro, che bene essenziale non può essere definito, si è dimostrato uno degli elementi, dei simboli più forti, di quei momenti familiari vissuti in tante case, in cui si celebrava il piacere della condivisione, la sacralità delle mura domestiche, magari condita da quell’effetto benefico che un bicchiere di vino sa dare allo spirito.
Grazie
Tutto questo ci ha dato grande forza, anche nei momenti più bui e ancora oggi è guida nel nostro lavoro quotidiano. Abbiamo capito ancora di più quanto sia in grado di rappresentare una nostra bottiglia. Un elemento di identità culturale, un simbolo di amicizia, un messaggio in grado di viaggiare a distanza. Per noi non è e non sarà un oggetto impilato in uno scaffale dove le bottiglie sono schierate come soldati sul piazzale il giorno della cerimonia, in attesa del cliente che deciderà di sceglierle tra mille. Le nostre bottiglie sono e saranno, l’ideale prolungamento delle nostre mani capaci di stringerne altre, a rappresentare quel contatto ravvicinato e diretto, legalmente non più consentito.