Gentile Direttore, innanzitutto complimenti e in bocca al lupo per la nuova avventura. Una domanda: il nordest si è sempre risollevato, la storia l’insegna, partendo dal dopoguerra al terremoto nel Friuli. Dopo la crisi causata dal COVID che sbocchi vede, soprattutto a livello occupazionale, per le nostre zone e per il NordEst?
Cordiali saluti.
Paolo Bressan
Caro lettore,
proprio la storia di queste regioni insegna che la ripresa è possibile ed è anche molto vicina. E’ vero il Nordest ha mostrato la sua capacità di reazione in un passato non lontano anche contro i disastri: dalle alluvioni al Vajont, dall’Aqua Granda al terremoto. La storia lo dimostra. Il Nordest ha questo di forte, non si rassegna, non dipende soltanto dalle fortune delle grandi imprese o della grande finanza. Dipende dalla sua gente e consiste in questo la grande diversità. Certo quello che abbiamo appena passato e speriamo di non rivivere, ci ha costretti a chiuderci in casa, ad avere paura, sospetto, diffidenza. Ci ha fatto anche riflettere sulle tante cose che sono cambiate. Tra queste la constatazione che qualche diversità è stata smarrita colpevolmente: penso alla vicenda delle banche venete e a quella del Mose. In qualche caso non solo non siamo stati migliori degli altri, ma talvolta perfino peggiori.
Ripartenza a NordEst
Credo che la riflessione abbia aiutato a capire come andare avanti. Siamo nella fase in cui un Paese debole, ma non privo di risorse e di capacità di riscatto può riprendere la corsa. Occorre uscire dall’emergenza prima che la paura prenda il sopravvento. Se c’è una lezione che il Nordest ha imparato è che non si deve restare prigionieri del passato. Qualcosa si sta già muovendo, rispetto al resto d’Italia la reazione è stata più forte e l’occupazione più adeguata. C’è da avere speranza, non da lasciarsi prendere dallo sconforto.