Attraverso stralci del libro di Andrea Cocchi, “Sarri – Il rosso, l’azzurro, il bianconero”, pubblicato nel 2019 da Edizioni inContropiede, raccontiamo le origini di Maurizio Sarri. Esperienze che lo hanno portato a vincere a 61 anni il suo primo scudetto ed ora a giocarsi la Champions League. Perché una cosa è certa, la carriera di allenatore Sarri se l’è costruita dal basso e da solo.
L’inizio di Sarri
(…) Maurizio, a 15 anni, gioca nel Figline, campionato Allievi. Prima di una trasferta il suo allenatore litiga con la società e decide di non seguire la squadra. Quando tutto sembra compromesso e la partita rinviata, il Sarri adolescente scopre di avere tutte le caratteristiche del leader. Nessuno sa cosa fare e lui prende in mano la situazione. Fa salire i compagni sul pullman, li porta al campo, dice all’arbitro che l’allenatore ha avuto un incidente che lo ha costretto a saltare la trasferta, chiede all’autista del bus di fare il guardalinee (nei campionati minori sono gli stessi dirigenti a fare gli assistenti dei direttori di gara) e spiega ai compagni come muoversi sul campo. Il Figline vince 2-1. (…)
Il primo esonero
(…) A 31 anni è a Stia, in Seconda Categoria. Due mesi dopo l’inizio del campionato l’allenatore viene esonerato. Chiedono dunque a Maurizio di provare a prendere in mano la guida tecnica della squadra continuando a giocare, ma lui, perfezionista com’è, si rende conto di non poter fare bene le due cose contemporaneamente e decide di chiudere la sua non indimenticabile carriera di calciatore per iniziarne una che, invece, lo porterà molto lontano. (…)
Sarri e la gavetta
(…) Quando passa alla Faellese, sempre in Seconda Categoria, i suoi giocatori iniziano a restare colpiti da qualità tattiche difficili da incontrare nel calcio dilettantistico dei primi anni novanta. Soprattutto resta impressa la maniacalità nel descrivere le caratteristiche degli avversari. La stessa maniacalità che lo porta a insistere ossessivamente sulle palle inattive, come vedremo. Usa spesso la difesa a tre ma non si fossilizza su un solo sistema di gioco e può capitare che decida di affrontare certe partite anche con quattro giocatori offensivi. Alla Faellese vince il campionato dando inizio alla lenta scalata che lo porterà dalla Seconda Categoria alla Champions League. Dal 1993 al 1996 è al Cavriglia, dal 1996 al 1998 all’Antella, che porta dalla Promozione all’Eccellenza.
Il salto a Coverciano
Nella stessa categoria guida il Valdema nella stagione 1998-’99. Il suo calcio diventa sempre più sofisticato e convincente. Al Tegoleto, l’anno dopo, allena Francesco Calzona, che sarà al suo fianco per quasi tutta la carriera, fino all’ultima stagione a Napoli. Gli farà da secondo e da prezioso collaboratore tecnico. Assorbirà così tanto il calcio del suo mentore da presentare una tesi al Centro Tecnico di Coverciano dal titolo: “Allenare la linea difensiva a 4 con orientamento sulla palla”. Un lavoro in cui si sottolinea l’importanza dell’utilizzo dei droni per la valutazione del corretto posizionamento collettivo del reparto arretrato. Iniziano, in questo 1999, i veri dubbi su quanto sia possibile conciliare la banca con un hobby che ormai sta diventando sempre più un lavoro.
L’eccellenza
Il campionato di Eccellenza non è la Seconda Categoria, gli impegni e le responsabilità aumentano. La verità, però, è che l’amore per il calcio, il lavoro sul campo, provare e riprovare uno schema su corner, leggere le relazioni sugli avversari, pensare a come metterli in difficoltà, studiare una nuova disposizione tattica sono ormai una parte fondamentale della sua vita. Diventa sempre più difficile metterla da parte per il resto della giornata. Decide di dedicarsi a una sorta di part-time cambiando in parte le sue mansioni in banca. Da consulente finanziario fa il giro dei clienti alla mattina e poi può finalmente dedicarsi alla sua squadra. Ma poi succede che la stagione dopo, 2000-’01, Sarri vada ad allenare la Sansovino. E succede anche che venga promosso in serie D. A questo punto la decisione è presa. Prima si mette in aspettativa e poi lascia la banca. Non c’è niente da fare, è proprio più forte di lui. (…)
Sarri e la vittoria
(…) La coerenza, credere sempre alle proprie idee, fino in fondo, dalla Seconda Categoria alla Juventus, questa è già una vittoria importante. Si è portato dietro il peso di sei esoneri in carriera: tra i dilettanti a Cavriglia e a Veldema, poi ad Arezzo nel 2007, Verona nel 2008, Perugia nel 2009 e Sorrento nel 2011. Ha vinto la Coppa Italia di serie D con la Sansovino, è stato promosso con Cavriglia e Antella in Eccellenza, Sansovino in D e C2, Sangiovannese in C1, Empoli in A e ha conquistato l’Europa League con il Chelsea. Ha portato a casa dei trofei individuali, come le panchine d’oro e d’argento. Eppure gli insegnamenti migliori sono quelli che arrivano dalla coerenza. La coerenza in un’idea di gioco, in un modo di concepire il calcio e la vita. Un valore ormai passato di moda, sopravanzato e schiacciato dall’interesse personale. E poi c’è il continuo inseguimento di un sogno, quello che ti fa abbandonare il certo per l’incerto solo per poter essere felice, arrivando a sessant’anni alla guida di uno dei club più importanti al mondo. Ma tanto mettersi la tuta e scendere in campo, immaginarsi uno schema su calcio d’angolo, studiare come fermare quel trequartista così forte, è uguale in qualsiasi categoria. I pazzi la pensano così. O i geni.