«Mi spiace, Avvocato. Se si è iscritto all’albo dopo il 23 febbraio, non ha diritto al bonus di 600 euro». Questo si sono sentiti dire gli avvocati iscritti all’albo professionale dopo il 23 febbraio 2020, dagli operatori telefonici di Cassa Forense. Ancora una storia di ingiustizia, come ce ne sono tante in Italia, che riguarda – questa volta – i nuovi avvocati, quelli che hanno appena superato il difficile, temutissimo esame di abilitazione. Per loro non un premio, ma una (ulteriore) stangata: niente bonus aprile.
Il “reddito di ultima istanza”
A marzo anche agli avvocati, come alle altre partite iva, riconosciuto il bonus di 600 euro. Che Cassa Forense, l’ente previdenziale dell’avvocatura italiana, aveva anticipato per conto dello Stato. Questo bonus, significativamente denominato “reddito di ultima istanza”, richiesto da quasi 140.000 avvocati (dato che la dice lunga sullo stato della professione forense in Italia). Il bonus relativo al mese di marzo, inizialmente non riconosciuto agli iscritti a Cassa Forense nel 2019 e 2020, è stato fortunatamente poi assegnato anche a questi ultimi.
La strana norma per i nuovi avvocati
Sul bonus di aprile, la situazione è davvero paradossale. Il DL Rilancio contiene una norma che prevede, infatti, che solo gli iscritti all’Ordine dal 23 febbraio in poi abbiano diritto ai 600 euro. Questa norma ha di fatto escluso dal beneficio poco più di un centinaio di giovanissimi nuovi avvocati.
Le assurdità della norma
“Ciò è assurdo e inspiegabile – ci riferisce un gruppo di giovani avvocati riunitosi per far valere i loro diritti – per vari motivi”. Innanzitutto, l’iscrizione alla Cassa retroagisce al Primo Gennaio. Quindi i contributi, i giovani avvocati iscritti dopo il 23 febbraio, li pagano per tutto l’anno. Anche se all’ordine risultano iscritti solo da qualche mese. Inoltre, la norma contrasta con il decreto precedente. Che aveva riconosciuto il bonus a tutte le toghe, senza discriminazioni.
L’ennesima stangata per i nuovi avvocati
Insomma, altro che “premio” per aver superato una delle prove più selettive in tutta Italia. Il Governo, con questa norma, sembra voler dare l’ennesima stangata a chi è appena entrato nel mondo della professione forense. E a chi, con la partita iva aperta da poco, necessita di aiuto per affrontare l’emergenza economica.
Il silenzio delle istituzioni sui nuovi avvocati
Molte delle giovani toghe escluse poi riunite in un gruppo tempestando di pec sia gli uffici di Cassa Forense che i competenti ministeri. Finora senza risultato. Ai piani alti, insomma, i giovani sembrano importare poco. Importano poco a Cassa Forense, con il suo patrimonio di milioni e milioni di euro. Che ha negato ogni aiuto, rispondendo negativamente alle istanze con cui le giovani toghe le chiedevano di svolgere la funzione assistenziale per cui è stata creata. Ed importano poco anche al Ministero. Che non ha proprio risposto.
Uno sgambetto ai più deboli
“Pare davvero, ancora una volta – concludono amareggiati i giovani avvocati – che il nostro Paese voglia fare lo sgambetto ai più deboli”. Del resto, si sa che non solo diventare giovani avvocati, ma anche esserlo, nel nostro Paese, è molto difficile.