Dal dischetto Faruk Hadzibegic si fa parare il tiro dal portiere argentino Goycochea e l’Argentina va in semifinale ai mondiali del 90. La Jugoslavia unita che esce ai rigori non parteciperà mai più ad una grande competizione internazionale. Il Paese si sta disintegrando e agli Europei di due anni dopo gli sarà vietata la partecipazione nonostante il primo posto ai gironi di qualificazione.
Quella Jugoslavia
La Nazionale allenata da Ivica Osim era una squadra ricchissima di talento, soprattutto da centrocampo in su poteva schierare il serbo Dragan Stojković, il croato Robert Prosinečki, il montenegrino Dejan Savićević e forse il migliore di tutti Safet Sušić, bosniaco del Paris Saint-Germain che a Italia ‘90 arrivò però a 35 anni compiuti. Non titolari ma in rosa anche i giovani croati Alen Boksic e Davor Suker. Non convocato perché squalificato Zorro Boban, che qualche settimana prima di quel mondiale aveva partecipato alla rissa durante il derby mai giocato tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa di Belgrado. Al Maksimir di Zagabria aveva colpito con un calcio volante un poliziotto, che poi si sarebbe rivelato bosniaco, perché i croati non si sentivano tutelati dalla polizia ritenuta espressione del potere di Belgrado.
Jugoslavia e storia
Il clima nel Paese era incandescente, si era prossimi alla guerra. In un’amichevole premondiale, sempre a Zagabria, l’intero stadio tifò Olanda contro la Jugoslavia. Però all’interno dello spogliatoio l’atmosfera era diversa. I convocati (tra i quali anche lo sloveno Katanec e il croato di Bosnia Jozic, entrambi giocatori del campionato italiano) andavano d’accordo tra loro. Diversamente non sarebbero riusciti ad arrivare ad un centimetro dalla semifinale di una coppa del mondo. Sportivamente erano ragazzi cresciuti assieme nelle varie nazionali giovanili dell’ultimo decennio.
Il black out
Cosa è mancato allora a quella squadra che come talento non aveva nulla da invidiare alle altre? Forse un paio di centrocampisti. Quella era una formazione sbilanciata in avanti in un Mondiale in cui quasi tutti giocavano in maniera difensiva con il modulo 5-3-2. Il difensore Jozic venne dirottato infatti a centrocampo, Katanec lottò con un menisco rotto, un altro ottimo centrocampista come Mehmed Baždarević non poté invece essere convocato per uno sputo all’arbitro in una partita di qualificazione. La Jugoslavia che giocò il girone eliminatorio tra Milano e Bologna stabilì il suo quartiere generale in un albergo di Sassuolo, nei pressi di una discoteca che poteva contenere migliaia di persone. Katanec, che è la serietà fatta persona ed oggi è il ct dell’Iraq, ha confermato che sarebbe servita la stessa professionalità messa in campo anche fuori.
Contro la Spagna
Dopo una sconfitta pesante con la Germania Ovest, i Plavi sconfissero la Colombia e gli Emirati Arabi. Agli ottavi ci fu una bella vittoria al Bentegodi di Verona: grazie ad una doppietta d’artista di Stojković, la Spagna venne buttata fuori. Infine l’ultimo atto il 30 giugno a Firenze. In dieci per gran parte della gara per l’espulsione di Sabanadzovic, si arriva ai calci di rigore. Maradona sbaglia il suo e Savicevic segna il successivo, sembra tutto apparecchiato per il passaggio del turno dei Plavi. Eppure dopo il gol di Dezotti, Faruk Hadzibegic si fa ipnotizzare da Goyco. Occasioni così non ne avranno più.