Nessun cinefilo che si rispetti, ma non solo, può dimenticare i primissimi piani alternati sugli occhi di Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef ne Il buono, il brutto e il cattivo, titolo che completa la trilogia del dollaro avviata nel ’64 con Per un pugno di dollari e al quale segue Per qualche dollaro in più. Ma oltre alle tecniche di ripresa con le quali Sergio Leone ha fatto scuola nel mondo, quelli che sono poi divenuti i capisaldi dello spaghetti western devono, se non tutto quasi, anche alle musiche. Note che tutt’ora, a distanza di oltre mezzo secolo, riecheggiano in varie parti del globo sotto un unico grande nome di casa nostra, Ennio Morricone.
La morte di un poeta
Si è spento il 6 luglio in una clinica capitolina uno dei più grandi compositori e maestri di musica. Orgoglio italiano nel mondo, Ennio Morricone ha trascorso la sua carriera, quasi fosse un ago della bilancia, tra cinema e musica. Diciamolo, non possiamo ascoltare la colonna sonora di C’era una volta in America senza farci balzare in mente il volto di De Niro e dei suoi compagni d’avventura e crimine nella celebre pellicola a stelle e strisce sempre firmata da Leone. Se n’è andato serenamente, con i suoi affetti accanto e rivolgendo un ultimo saluto a quel pubblico che lo ha e che ha amato. Aveva spento 91 candeline Morricone, e qualche giorno prima della sua morte, è stato ricoverato a seguito di una caduta costatagli il femore. Al suo ultimo rituale, quello funebre, svoltosi in forma strettamente privata, ha partecipato anche il caro amico Tornatore per il quale ha composto le musiche di Nuovo Cinema Paradiso, Stanno tutti bene, La leggenda del pianista sull’oceano, per citarne alcuni.
La storia di Ennio Morricone
Nato a Roma il 10 novembre 1928, Morricone si è diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia in tromba, composizione, strumentazione, direzione di banda e musica corale. Maestro d’orchestra, componente del gruppo sperimentale Nuova Consonanza, nei primissimi Sessanta debutta nel cinema, arte che non lascerà più. Dopo ben cinque nomination agli Oscar per I giorni del cielo (Terrence Malick, 1979), Mission (Roland Joffe, 1986), le cui note hanno riecheggiato nel corso della cerimonia funebre, Gli intoccabili (Brian De Palma, 1989), Bugsy (Barry Levinson, 1992) e Màlena (2000) dell’amico Tornatore, finalmente porta a casa la meritata statuetta alla carriera nel 2007. Ma l’Oscar sembra essere ricorrente, e anche a buon ragione, nella vita del maestro Morricone.
Ennio Morricone e il cinema “di genere”
Il compositore infatti tanto ha dato a quel cinema ormai noto come “di genere”. Riduttiva per convenzione la definizione, che nel caso specifico di Morricone abbraccia una sfilza infinita di titoli, tra cui la fortunata trilogia degli animali di Dario Argento (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, 4 mosche di velluto grigio).
L’omaggio oltreoceano
E se oltre oceano c’è un estimatore di quel cinema di genere tricolore, è cosa nota che questo sia il manierista Quentin Tarantino, grande fan dei nostri poliziotteschi, thriller, horror e pulp. E certamente l’occasione era troppo ghiotta, con il regista americano che nel 2015 si dedica a un western per omaggiare quello “spaghetti” a lui tanto caro, per non ingaggiare per la colonna sonora di The Hateful Eight proprio Ennio Morricone. Lui, che del western ha fatto la storia. Ecco quindi il maestro capitolino incassare il Golden Globe e l’Oscar. Non solo, ovviamente. Nel corso della sua vasta carriera si è aggiudicato anche tre Grammy Award, tre Golden Globe, sei Bafta, dieci David di Donatello, undici Nastri d’argento, due European Film Awards, un Leone d’Oro alla carriera e un Polar Music Prize. Ci ha lasciati con il corpo, ma non con le note e i suoi indimenticabili motivetti da lui ideati, suonati e diretti. E continuerà ad esser tra noi proprio grazie a quelli, che a lungo faremo riecheggiare in suo onore. Addio Maestro.